In finale Pascale, Bacà, Ranieri, Zannoni e Stancanelli

Oltre 360 opere pervenute, 78 ammesse e 30 selezionate. Un percorso lungo per uno dei premi più prestigiosi della letteratura italiana che taglia lo speciale traguardo delle 60 edizioni. E ora, a contendersi il prestigioso Premio Campiello restano solo cinque libri per cinque scrittori.

L’annuncio della cinquina è stato dato oggi in una cerimonia nell’aula Magna ‘Galileo Galilei’ del Palazzo Bo’ dell’Università di Padova, che giorni fa ha festeggiato i suoi 800 anni con la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Oggi il Premio Campiello entra nel vivo dando inizio ai festeggiamenti per i 60 anni di vita: nel corso del tempo si è affermato come uno dei riconoscimenti letterari più importanti. E’ un premio imprevedibile che non fa vincere il libro famoso ma quello che piace”, ha rimarcato Enrico Carraro, presidente della Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto.

A passare al primo turno con 7 voti ‘La foglia di Fico. Storie di alberi, donne, uomini’ di Antonio Pascale, Einaudi. Un racconto che parte dalla convinzione che in un percorso verso la felicità, si deve necessariamente passare per una pineta, solo così si potrà vedere il mare. Al terzo turno con 8 voti ‘Nova’ di Fabio Bacà, Adelphi; al quinto turno con 7 voti Daniela Ranieri con ‘Stradario aggiornato di tutti i miei baci’, Ponte alle Grazie; al settimo turno, con 7 voti, Bernardo Zannoni con ‘I miei stupidi intenti’ Sellerio. Al ballottaggio con 7 voti Elena Stancanelli con ‘Il tuffatore’ edito da La nave di Teseo. A vincere il premio miglior opera prima è Francesca Valente con ‘Altro nulla da segnalare’, Einaudi, un romanzo che reinventa il mondo dei pazienti psichiatrici. La cinquina finalista è stata scelta con voto palese da parte dei giurati.

Tante le parole di elogio verso un premio che ha come obiettivo il valore dei libri e non degli autori, fin dal suo primo vincitore Primo Levi nel 1962, spesso citato oggi dai relatori come esempio per la società civile. “La storia del Campiello è cominciata con Primo Levi e ancora oggi il Premio si fa portatore del lascito morale del grande scrittore – ha detto Walter Veltroni da due anni presidente della giuria – il lavoro del Premio ha un’importanza che va oltre alla scelta delle opere, lo sforzo che facciamo è quello di selezionare opere la cui qualità viene poi sottoposta al giudizio dei lettori”.

Tra i giurati anche un incisivo Roberto Vecchioni: il cantautore sempre attento all’importanza delle parole ha invitato la letteratura a ritornare a ‘suggerire’ percorsi per evitare conformismi o la tendenza odierna all’intrattenimento, un pensiero rafforzato anche dagli altri giurati presenti. Vecchioni ha evidenziato invece l’importanza dei sentimenti che vanno manifestati e scritti anche in modo surreale come ha fatto Calvino. E ha aggiunto, prima della votazione: “Nessuno di noi ha risposto a certe telefonate”.

Dopo il consueto tour letterario degli scrittori nelle varie città italiane, la serata conclusiva sarà al Teatro La Fenice di Venezia, dove ritorna dopo due anni, con la conduzione di Francesca Fialdini insieme a Lodo Guenzi, trasmessa in diretta su Rai 5.

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