Da valutare il passaggio dallo stato attuale di pre-allarme a quello di allarme

Il prezzo del gas viaggia sull’ottovolante. Lievi discese e brusche risalite del mercato all’hub olandese di Amsterdam, che lo hanno portato a 126 euro al Megawattora (MWh). Di fronte a scenari a imprevedibili, che la guerra in Ucraina ha reso più acuti, c’è attesa per le decisioni che verranno prese dal Comitato di emergenza e monitoraggio del gas naturale in programma tra poche ore. Sul tavolo la valutazione del passaggio dallo stato attuale di pre-allarme a quello di allarme. E, anche se il passaggio non ci sarà, non è comunque esclusa la possibilità di nuove misure.

Da un lato infatti il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani grazie a una norma – diventata legge a fine aprile e contenuta in uno dei decreti Bollette – potrebbe decidere interventi straordinari in modo indipendente; cosa che, in ogni caso, supera il Piano (datato 2019), e che non renderebbe quindi necessario il passaggio allo stato di allarme per intraprendere azioni più incisive; dall’altro si tiene in considerazione la situazione economica, e in particolare l’andamento dei prezzi del gas che, proprio per la loro estrema volatilità potrebbero accendere un faro sull’Italia con le immaginabili ripercussioni. Anche perché – spiegano fonti qualificate del governo – al momento “la situazione è costantemente monitorata ma stabile”. Il ragionamento del ministro Cingolani diventa allora qualcosa di concreto di fronte a quello che viene registrato ‘ora-per-ora’: si pensa di tenere un approccio “equilibrato” per valutare quanto accade; naturalmente con la consapevolezza che qualora si dovesse giungere a nuovi interventi, bisognerà esser “veloci ma non precipitosi”.

Rimangono quindi in campo tutte le misure già conosciute, come l’uso del carbone per le centrali, l’innalzamento della quota di gas nazionale, la rigassificazione (e quindi anche tutta la parte delle infrastrutture necessarie), l’incremento delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, e tutta la partita della diversificazione delle fonti energetiche anche sul piano geografico con l’implementazione dei contratti da altri Paesi, come con l’Algeria che avrebbe già superato per la quota di import quello che arriva dalla Russia), oltre al prossimo arrivo del gasdotto EastMed.

Un periodo complesso che si somma alla rotta già tracciata dalla commissione Europea. Tanto che per l’amministratore delegato di Italgas Paolo Gallo il RePowerEU – il nuovo Piano proposto dalla squadra guidata da Ursula von der Leyen – “con i suoi target, sia in materia di gas rinnovabili sia di efficienza energetica, avrà l’effetto di accelerare la transizione; prospettive che mi fanno prevedere un forte impulso al percorso di decarbonizzazione”.

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