Aumento dei gas serra e guerra in Ucraina mettono a rischio la sicurezza alimentare mondiale

L’andamento climatico dell’ultimo anno con il moltiplicarsi di eventi estremi taglia di 4 milioni di tonnellate la produzione mondiale di grano che scende a 774,8 milioni di tonnellate con le scorte globali dovrebbero ammontare a 267 milioni di tonnellate, in calo per il secondo anno consecutivo e al livello più basso degli ultimi sei anni. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento al rapporto ‘Stato del clima globale nel 2021’ del (Wmo) che evidenzia “gli effetti dell’aumento dei gas serra che favorisce il surriscaldamento e mette a rischio la sicurezza alimentare mondiale in un momento già difficile per la guerra in Ucraina”.

“I raccolti di grano sono in calo nei diversi continenti dall’Australia al Marocco dove si stima la minore produzione dal 2007/08 a causa della siccità fino in India dove il governo di Delhi ha bloccato le esportazioni per garantire adeguate forniture alla popolazione ma in difficoltà con cali produttivi per il grano ci sono anche alcune aree degli Stati Uniti e la Cina il secondo produttore mondiale. Anche in Europa il grande caldo sta colpendo Germania, Francia, Spagna e Italia con i raccolti sono stimati in lieve calo, secondo le previsioni del Dipartimento all’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA)”, osserva Coldiretti. “Il cambiamento climatico aggrava a livello globale – continua la Coldiretti – gli effetti negativi sulla sicurezza alimentare mondiale della guerra con la produzione di grano in Ucraina che è stimata in calo di 1/3 rispetto all’anno precedente per la riduzione delle superfici e delle rese a causa dell’invasione della Russia

Russia e Ucraina – sottolinea la Coldiretti – rappresentano insieme circa il 28% delle forniture mondiali di grano che sono in parte bloccati per la chiusura dei porti sul mar Nero che impediscono le esportazioni. dipendono da Mosca e Kiev per oltre la metà delle importazioni di grano ben 36 Paesi, molti dei quali – precisa la Coldiretti -si trovano in condizioni di grave povertà come Libano, Siria, Yemen, Somalia and Repubblica democratica del Congo, secondo la Fao”. “Una situazione che – denuncia la Coldiretti – nei paesi ricchi genera inflazione e mancanza di alcuni prodotti come il record dell’aumento dei prezzi degli ultimi 40 anni fatto segnare in Gran Bretagna ma in quelli poveri allarga l’area dell’indigenza alimentare con il rischio di carestie in Africa e in Asia”.

“Le difficoltà nella produzione e nel commercio stanno alimentando l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – conclude la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori”.

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