Immagini, video e musica del maestro in un archivio digitale al Polo del '900

Trova casa a Torino l’archivio del maestro Ezio Bosso. Dopo la scomparsa nel 2020, la famiglia Bosso ha iniziato un lavoro di ricerca e catalogazione di quanto l’artista ha lasciato nelle principali abitazioni di Londra, Bologna, Torino costituendo così il Fondo ‘Ezio Bosso’. A causa del ‘nomadismo musicale’ del musicista non è stato scontato scegliere una casa per l’archivio. Alla fine la scelta è Torino, città natale, dove all’età di quattro anni Bosso comincia quella relazione con la musica che lo accompagna tutta la vita.

Nello specifico, per volontà della famiglia, il Fondo è stato affidato al centro culturale Polo del ‘900 e depositato presso l’Istituto Piemontese Antonio Gramsci, esperto nella valorizzazione delle personalità più importanti del Novecento e d’attualità. Da Torino vuole partire un percorso per far conoscere a una platea il più trasversale possibile la musica e il pensiero di Bosso con eventi e attività a partire da maggio, in occasione dell’anniversario della scomparsa. Per assicurare la massima fruizione pubblica è in corso anche la digitalizzazione del Fondo sul portale 9centRo, hub degli archivi del Polo.

“Come Polo del ‘900 possiamo solo essere onorati di ospitare l’eredità artistica e culturale di Ezio Bosso”, ha evidenziato Alessandro Bollo, direttore in uscita al Polo del ‘900, presentando l’iniziativa in conferenza. Ivana Bosso, la sorella dell’artista, si è detta “molto emozionata”. “Volevamo arrivare a Torino, quello era chiaro, ma per noi era tutto nuovo. La cosa che ci piaceva è che qua possa esserci la casa, con degli oggetti e documenti importanti che possono servire non solo per essere valorizzati ma anche per poter dare legittimazione a progetti che saranno fatti a suo nome qui e questo è importante -ha proseguito-. Fare un inventario per cederlo ad altri può mettere tristezza, ma a volte si fanno anche delle scoperte buffe, aspetti che riguardano la sua poliedricità. Sono contenta perché è un dono alla città di Torino”.

“C’è un’emozione immensa” anche nelle parole di Tommaso Bosso, nipote dell’artista. “Come capita a tanti artisti, il suo rapporto con la città natale è stato sempre conflittuale. Ma ora Ezio ha una casa a Torino come non succedeva da tantissimo tempo -le sue parole-. Sono anni che lavoriamo perché ciò che ci ha lasciato non vada perso, stiamo anche lavorando sulle partiture perché la sua musica possa essere studiata”. Tra le iniziative in cantiere, Tommaso Bosso cita quella del 16 maggio: “Ci sarà un concerto della Filarmonica al Teatro Regio, con un giovane direttore come Michele Gamba. E’ un’orchestra che ha lavorato tanto con Ezio. E’ anche un modo per proseguire: dobbiamo andare avanti insieme uniti per far sì che quello che ha lasciato Ezio non vada perduto”.

Per Matteo D’Ambrosio, direttore dell’Istituto Piemontese Antonio Gramsci, si tratta di “una grande sfida a partire dalla tipologia di questo archivio, un mondo nuovo con gran parte dei documenti che nascono digitali”. L’archivio ricostruisce le tappe più importanti della vita di Ezio Bosso, a partire dall’adolescenza: dalle fotografie a Torino con il primo strumento, il contrabbasso, alle bacchette utilizzate per la direzione delle più prestigiose orchestre internazionali. Altrettante immagini, locandine, filmati lo ritraggono in concerto con l’amato Steinway, il pianoforte soprannominato ‘il fratellone’.

Un importante nucleo è dedicato a ‘The 12th Room’, primo disco da solista che gli conferisce il Disco D’oro e il successo presso il grande pubblico, legato anche all’emozionante esibizione, oltre alla lezione umana, di Sanremo 2016. In archivio anche omaggi o dediche di amici e artisti tra cui un’opera di David Tremlett con dedica ‘I will never, never, never forget your performance’ e la scultura in bronzo delle sue mani.

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