Al premier ungherese Orban la garanzia di un'assistenza speciale in caso di interruzione del flusso

L’Ue si libera del petrolio russo ma ne esce con le ossa rotte. Dopo una battaglia durata quasi un mese fra sei-otto mesi si dirà addio al greggio proveniente da Mosca via mare, mentre quello che arriva via oleodotto è esentato per un tempo da definire. In sostanza ad essere esentato è l’oleodotto dell’Amicizia (Druzhba) che rifornisce Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ma anche Polonia e Germania, che tuttavia stanno già uscendo dalle importazioni di greggio russo in modo volontario. Per i primi tre paesi invece si dovrà definire il tempo dell’eccezione, che potrebbe estendersi fino a tutto il 2023 e oltre. Anche la Bulgaria, le cui raffinerie sono legate al petrolio di Mosca, sarà tagliata fuori per tutto il 2024. Alla fine a sciogliere la matassa ci ha pensato il Consiglio europeo a livello di leader, e la Commissione è uscita con le ossa rotte, dando l’impressione di aver commesso un azzardo ad annunciare le misure del sesto pacchetto senza aver in tasca il consenso degli Stati.

Il vero vincitore è il premier ungherese Victor Orban, che fino a poche ore prima aveva mantenuto il punto sul suo veto e accusato la Commissione di irresponsabilità politica. E che ha ottenuto la garanzia di un’assistenza speciale in caso di interruzione del flusso. Poi la svolta, segnata dalle trattative, a questo giro condotte dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che si è preso la scena sull’onnipresente numero Uno della Commissione europea Ursula von der Leyen. E’ probabile che per un po’ non si parli di altre sanzioni, nonostante le spinte dei paesi più sensibili ed esposti alla minaccia russa, come i Baltici. Ma la strada per liberarsi dalla dipendenza energetica russa è già segnata, ha fatto capire la presidente von der Leyen, e si chiama RePowerEu. Il mega piano presentato dall’Esecutivo Ue che comprende gli acquisti congiunti di gas, lo stoccaggio in vista del prossimo inverno – al momento siamo già al 41% della capacità con cinque punti percentuali in più rispetto all’anno scorso – e gli investimenti per sviluppare reti e connessioni. Tutti elementi che hanno trovato posto nelle conclusioni del vertice europeo, assieme all’introduzione del tetto al prezzo del gas, il cosiddetto price cap fortemente richiesto dall’Italia. Con l’embargo ottenuto entro l’anno si farà a meno del 90% del greggio russo, se si considera anche la quota di Polonia e Germania, che da gennaio ha già ridotto dal 35 al 12% il suo import da Mosca. E la decisione arriva mentre cinque Stati membri (Finlandia, Bulgaria e Polonia, ma ora anche una società nei Paesi Bassi e una società in Danimarca) hanno subito l’interruzione delle importazioni dal colosso di Stato russo Gazprom, ha sottolineato von der Leyen.

Nei prossimi giorni gli occhi saranno puntati anche sull’altra grande emergenza, quella alimentare. L’obiettivo è riuscire a tirar fuori dal porto di Odessa le 20 milioni di tonnellate di grano bloccate dai russi. La soluzione è vicina, per il presidente francese Macron che ha chiesto al capo del Cremlino, Vladimir Putin, di appoggiare la risoluzione Onu per revocare il blocco russo. E’ la “soluzione migliore” anche per il presidente del Consiglio europeo Michel, che al tempo stesso “sta lavorando a stretto contatto con la Commissione sulle corsie verdi al fine di facilitare percorsi alternativi”. La situazione è critica – aggravata anche dall’aumento vertiginoso del prezzi dei fertilizzanti – soprattutto per il continente africano, che già prima del conflitto ucraino contava 282 milioni di affamati, più di un terzo di tutte le persone denutrite del mondo, ha ricordato il presidente dell’Unione africana, Macky Sall, davanti ai leader europei. A metà giugno von der Leyen si recherà in Egitto per incontrare il presidente Al-Sisi ed ampliare la prospettiva fuori dai confini europei in coordinamento con gli altri partner internazionali. L’Ue si è impegnata a mobilitare 2,5 miliardi di euro e a incrementare la produzione alimentare europea.

Sul fronte difesa, i leader europei hanno deciso di aumentare le spese militari e ricostituire le scorte esaurite per l’invio di armi a Kiev. La Commissione proporrà, entro la fine di giugno, di mobilitare 500 milioni di euro nei prossimi due anni dal bilancio dell’Ue per incentivare l’appalto congiunto per l’acquisto di armi di almeno tre Stati membri.

© Copyright Olycom - Riproduzione Riservata