Governatore Banca d'Italia: "Il conflitto in Ucraina è gravissimo ma resta circoscritto"

“Il rischio di recessione per l’Italia è poco probabile”. Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dopo il quadro delineato dal Fondo monetario internazionale nel quale sono state evidenziate pesanti conseguenze per l’Europa dalla guerra in Ucraina e il rischio recessione per Italia. “È un conflitto gravissimo – sottolinea Visco -, un evento terribile ma è circoscritto e per il momento non ha quella dimensione globale che ha avuto la crisi finanziaria del 2009 o la pandemia stessa”. In ogni caso “per i prossimi mesi continueremo ad avere alti prezzi del gas e del petrolio, oscilleranno intorno a questi livelli alti, molto alti, per poi scendere nel secondo trimestre e con più decisione alla fine dell’anno”. A pesare sul nostro Paese sono anche le sanzioni imposte dal blocco occidentale a Mosca ma l’Italia “è in grado di reggere e credo che possiamo mantenere i nervi saldi con un’attenzione particolare alle fasce più deboli della popolazione, che più saranno colpite”, ribadisce Visco.

Intanto il Centro studi di Confindustria, nella sua congiuntura flash di aprile, evidenzia la battuta d’arresto di cui risente l’Europa e, in particolare, l’Italia a causa del conflitto. Lo scenario nostrano è in peggioramento: la guerra amplifica i rincari di energia e altre commodity, accresce la scarsità di materiali e l’incertezza. Sommandosi agli effetti dei contagi, ciò riduce il Pil nel I trimestre 2022 e allunga un’ombra sul II trimestre. Secondo Confindustria “l’andamento in aprile è compromesso e le prospettive sono cupe“.

In particolare, si assiste a uno “shock sulle materie prime” con il prezzo del petrolio che tocca il picco di 133 dollari al barile a marzo e torna ad assestarsi ad aprile a 105 (da 74 a dicembre) e il gas naturale in Europa che vola a 227 euro/mwh lo scorso mese per poi scendere a 104 in aprile (ancora +698% sul pre-Covid). Il prezzo dell’elettricità in Italia continua a risentirne con +523% nello stesso periodo. “Tutto ciò pesa su costi e investimenti delle imprese e sulla spesa delle famiglie”, ricorda Confindustria. A fronte del caro-energia, “gli interventi pubblici sono ancora insufficienti” con il governo che “ha finora stanziato, per la prima metà del 2022 e senza ricorrere a deficit aggiuntivo, circa 14 miliardi di euro: 11 a sostegno di famiglie e imprese (di cui 1,2 per le grandi imprese solo per il I trimestre) e 3 per primi interventi strutturali su gas, energie rinnovabili e a sostegno delle filiere dell’automotive e dei micro-processori”. Per l’industria peggiorano tutti gli indicatori e i servizi sono in stallo, mentre l’export è atteso debole.

In Eurozona la situazione non è migliore: qui si devono fare i conti con incertezza (+64% lo scorso mese, ai massimi dopo due anni) e sfiducia (l’indicatore del clima economico Esi è precipitato da 113,9 a 108,5 a marzo). L’aumento dell’inflazione (+7,5% a marzo) grava sulle prospettive economiche. Anche il sentiment degli imprenditori è stato eroso.

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