No a un mondo diviso fra potenze. È un “appello ai Capi delle nazioni e delle Organizzazioni internazionali” quello che Papa Francesco pronuncia dopo la lettura dell’Angelus domenicale. La guerra in Ucraina attraversa il suo discorso per le delegazioni di fedeli giunte in Piazza San Pietro da ogni angolo d’Italia e d’Europa, da Napoli e Ascoli Piceno, passando per Polonia e Croazia. Una guerra che “avrebbe dovuto essere una sfida per statisti saggi – afferma Bergoglio – capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni”. E aggiunge: “Se lo si vuole lo può ancora diventare”. Per farlo “bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare” a “un progetto di pace globale”. “No a un mondo diviso fra potenze in conflitto – è il pensiero finale del Santo Padre – sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano” con l’invito ai grandi della Terra è reagire “alla tendenza ad accentuare le conflittualità e la contrapposizione” perché “il mondo ha bisogno di pace” ma “non basata sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca, non questo”.Le parole del Santo Padre risuonano a nemmeno due ore di distanza dalla messa celebrata per la comunità congolese a Roma. In cui è tornato a chiedere che finiscano le atrocità nel Paese dell’Africa occidentale: “Preghiamo per la pace e la riconciliazione nella vostra patria, tanto ferita e sfruttata”. Un’omelia in cui, nel solco delle parole di Cristo, ha invitato i cristiani a vivere “come agnelli in mezzo ai lupi” che non significa “essere ingenui ma aborrire ogni istinto di supremazia e sopraffazione, di avidità e di possesso”. “Chi vive da agnello non aggredisce, non è vorace – ha concluso Bergoglio -: sta nel gregge, con gli altri, e trova sicurezza nel suo Pastore, non nella forza o nell’arroganza, nell’avidità di soldi e di beni che tanto male causa anche alla Repubblica Democratica del Congo”

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