La rotta tracciata dal Presidente della Repubblica in occasione del 77°anniversario della Liberazione

“Dal ‘nostro’ 25 aprile viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”. È il messaggio di Sergio Mattarella lanciato nel salone delle Feste al Quirinale, davanti alle Associazioni combattentistiche e d’Arma, nella ricorrenza del 77° anniversario della Liberazione. E arriva direttamente ai soggetti interessati. Senza pronunciare nomi, il capo dello Stato lancia il suo monito a chi in questi giorni in casa nostra, discute l’invio di armi o il sostegno dell’Italia alla difesa dell’Ucraina, in nome della pace. La lista è lunga da valenti opinionisti come Alessandro Orsini, a politici come Matteo Salvini, fino ad arrivare all’Anpi. E proprio a coloro che difendono la memoria dei partigiani italiani, Mattarella scandisce con voce ferma che “il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale” e ricorda che fu “una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista”. “Popolo in armi” e “rivolta in armi contro l’oppressore”, sostiene il capo dello Stato, lo stesso scenario oggi riproposto con violenza in Ucraina, ormai martoriata dalla guerra da quasi due mesi. Per l’inquilino del Colle infatti lavorare per la pace significa anche “praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire”.

E la condanna di Mattarella all’operazione di invasione avanzata da Vladimir Putin è altrettanto dura: “L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha alcuna giustificazione. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. Il presidente della Repubblica parla di “incendio appiccato” alle regole della comunità internazionale che oggi “appare devastante”, con il rischio che si propaghi “se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini”. Mattarella non ha dubbi, se il popolo di Kiev capitolasse di fronte all’offensiva russa il rischio di un effetto domino colpirebbe l’Europa. E non può accadere. Per questo “la solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa“, rimarca. “La straordinaria conquista della libertà, costata sacrifici e sangue ai popoli europei – e condivisa per molti decenni – non può essere rimossa né cancellata”, l’appello del presidente. In Europa e in Italia, dunque, deve prevalere “il convinto e incondizionato rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria, unitamente alla consapevolezza dell’importanza della democrazia, all’affermazione coraggiosa e intransigente del rispetto della dignità umana, al rifiuto di ogni razzismo, alla fedeltà ai propri ideali, sono i valori che ci sono stati affidati dalla Liberazione”.

Puntare alla pace, sempre e a ogni costo, ma senza lasciare inermi i cittadini ucraini, vittime in questi giorni di crimini orribili, è il ragionamento. La linea è condivisa con palazzo Chigi. Dall’inizio del conflitto, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in asse con il Quirinale e facendo sponda con gli alleati, lavora per arrivare al cessate il fuoco e all’avvio dei negoziati. In questa ottica si inserisce la missione a Kiev del capo del governo, che la diplomazia italiana sta organizzando per sostenere – così come fatto anche da altri leader europei – la resistenza del Paese. L’incontro con Volodymyr Zelenskyj è ancora tutto da organizzare – filtra – ma dovrebbe tersi nei primi giorni di maggio prima del viaggio del premier a Washington da Joe Biden.

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