Mosca fa sapere che nei combattimenti alcune unità delle truppe ucraine hanno perso fino al 90% dei loro soldati e che "le forze armate dell'Ucraina, avendo subìto perdite critiche, si stanno ritirando verso Lysychansk"

Prima di riprendere i colloqui di pace con la Russia, Kiev vuole rafforzare le sue posizioni sul campo con l’aiuto delle nuove consegne di armi dall’Occidente. A chiarire il concetto nella stessa giornata sono due voci di rilievo: il capo negoziatore dell’Ucraina e consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, nonché un altro membro del team negoziale, David Arakhamia.

“Finché non riceviamo tutte le armi, finché non rafforziamo le nostre posizioni, finché non li respingiamo (i russi ndr.) il più lontano possibile fino ai confini dell’Ucraina, non ha senso tenere negoziati”, le parole di Podolyak. Giunte poco dopo che Arakhamia aveva chiarito la posizione di Kiev parlando alla tv nazionale ucraina: prima si rafforzano le posizioni sul campo con l’aiuto di nuove consegne di armi dall’Occidente, poi si potranno riprendere i colloqui di pace con la Russia. Dichiarazioni che arrivano nel pieno di una polemica innescata da alcune dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, il quale oltre ad affermare che Vladimir Putin ha “fatto un errore storico” e “si è isolato”, si è detto convinto che la Russia non vada umiliata. “Gli appelli per evitare l’umiliazione della Russia possono solo umiliare la Francia e ogni altro Paese che lo richieda. Perché è la Russia che si umilia”, ha replicato su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, “concentriamoci tutti meglio sul come mettere la Russia al suo posto. Questo porterà pace e salverà vite”.

Sul campo si combatte per Severodonetsk e l’Ucraina rivendica di avere distrutto “quasi completamente” la 35esima armata russa a Izyum. A proposito di Severodonetsk, mentre Kiev riferisce di una controffensiva e di avere riconquistato il 20% del territorio, Mosca fa sapere che nei combattimenti alcune unità delle truppe ucraine hanno perso fino al 90% dei loro soldati e che “le forze armate dell’Ucraina, avendo subìto perdite critiche, si stanno ritirando verso Lysychansk”.

Nella battaglia per il Donetsk è stato colpito anche lo Svyatogorsk Lavra, cioè il monastero della Dormizione di Svyatogorsk. La diffusione delle immagini della struttura di legno avvolta dalle fiamme ha dato il via a uno scambio d’accuse fra Mosca e Kiev. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha accusato i russi di avere attaccato il santuario: “Il tempio di Sviatohirsk Lavra, un santuario del mondo ortodosso che è diventato rifugio per i profughi è in fiamme dopo un attacco russo”, ha scritto su Twitter. Mentre Mosca ha accusato gli ucraini: “Durante la ritirata da Svyatogorsk”, nel Donetsk, unità della 79esima brigata d’assalto delle forze armate ucraine hanno “dato fuoco al monastero di legno della Santa Dormizione russa Svyatogorsk Lavra”, ha dichiarato il ministero della Difesa russo.

Intanto, alla vigilia di esercitazioni nel Baltico della Nato a cui parteciperanno anche Finlandia e Svezia, note come ‘Baltops 22’, Putin ha voluto mostrare il pugno di ferro con l’Occidente, commentando la decisione Usa di inviare nuove armi all’Ucraina: “Le spacchiamo come noci”, ha dichiarato il leader del Cremlino.

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