Una lettera al Papa perché intervenga e aiuti la popolazione civile a lasciare Mariupol, ormai sotto assedio e allo stremo delle forze. A scriverla il comandante della 36a Brigata Separata dei Marines, il maggiore Serhiy Volyna.

“Mi rivolgo a lei per chiedere aiuto. Perché è giunto il momento in cui le preghiere non bastano. Aiuti a salvare” la popolazione di Mariupol, ha scritto Volyna nella lettera.

La sua è una richiesta quasi disperata. “Non sono cattolico, sono ortodosso. Credo in Dio e so che la luce vince sempre sulle tenebre”, si legge nella lettera riportata dai media ucraini. “Ho combattuto per più di 50 giorni, completamente circondato, e tutto ciò per cui ho tempo è una feroce battaglia per ogni metro di questa città circondata dal nemico. Sono un guerriero. Sono un ufficiale che ha prestato giuramento di fedeltà al suo paese. E sono pronto a combattere fino alla fine”.

“Probabilmente”, ha continuato il maggiore, “lei hai visto molte cose nella sua vita. Ma sono sicuro che non ha mai visto le cose che stanno accadendo a Mariupol. Perché questo è l’inferno in terra”. “Ho poco tempo per descrivere tutti gli orrori che vedo qui ogni giorno. Le donne con bambini e neonati vivono nei bunker, hanno fame e freddo. Ogni giorno vivono nel mirino degli aerei nemici. I feriti muoiono ogni giorno perché non ci sono medicine, acqua, cibo”, si legge ancora nella lettera, “Mi rivolgo a voi per chiedere aiuto. Perché è giunto il momento in cui le preghiere non bastano”.

L’appello arriva nello stesso giorno in cui il Pontefice torna due volte sul conflitto ucraino. La prima in occasione della visita a Regina Coeli. “Le guerre lascino il posto alla Riconciliazione, sottolineare questa parola. Riconciliazione. Rinunciamo ai nostri piani umani, convertiamoci ai Suoi disegni di pace e di giustizia”, ha detto il Pontefice atteso in piazza San Pietro a Roma per l’incontro con gli adolescenti tornato in presenza dopo due anni di pandemia. Ora, ha ricordato Bergoglio, “l’Europa sta vivendo una guerra tremenda, mentre continuano in tante regioni della Terra ingiustizie e violenze che distruggono l’uomo e il pianeta.

Spesso sono proprio i vostri coetanei a pagare il prezzo più alto: non solo la loro esistenza è compromessa e resa insicura, ma i loro sogni per il futuro sono calpestati. Tanti fratelli e sorelle attendono ancora la luce della Pasqua”.

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