Ora i gruppi parlamentari dovranno designare i nuovi componenti entro il 13 maggio

Il giorno dell’addio di Vito Petrocelli è arrivato. La giunta per il Regolamento del Senato lo ‘spodesta’ da presidente della commissione Esteri, dando alla presidente dell’aula, Elisabetta Alberti Casellati, il mandato di rinnovarla. Ora i gruppi parlamentari dovranno designare i nuovi componenti entro il 13 maggio.

La decisione giunge nel pomeriggio. Sul tavolo della giunta per il Regolamento, Casellati pone un quesito: chiede se lei stessa debba “provvedere agli adempimenti necessari al rinnovo e alla ricostituzione” della commissione Esteri. Nel documento si prende atto “delle dimissioni di più dei due terzi dei componenti e della contestuale indisponibilità da parte dei Gruppi di designare le sostituzioni”, sottolineando “l’evidente pregiudizio che la situazione in essere ha determinato sulla funzionalità di una commissione permanente”. I membri della giunta sono chiamati a votare un parere e lo fanno all’unanimità: sì allo scioglimento e al rinnovo della commissione, a cui “il presidente del Senato è tenuto al fine di garantire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari”. Rientrata in aula, Casellati annuncia che “i gruppi sono invitati a procedere alle designazioni” dei nuovi componenti “entro venerdì 13 maggio alle ore 13”.

Petrocelli è fuori. Ma non ha intenzione di farsi da parte senza dire la sua. La decisione della giunta è “una farsa”, dice, parlando di “una vendetta politica da parte di tutti gruppi parlamentari, per un senatore che legittimamente ha votato ‘no’ all’invio delle armi all’Ucraina”. E ancora: “Mi sento abbandonato dal mio partito perché pensavo di fare la legislatura seguendo il programma elettorale, ma molto di quel programma è scomparso” e “mi sento abbandonato soprattutto dalla perdita di una linea politica che è cambiata nel tempo”, aggiunge da ormai ex esponente M5S, anche se precisa di non aver “mai ricevuto notifica” di espulsione dal gruppo pentastellato, “a tutti gli effetti faccio parte del gruppo e neppure Casellati l’ha ricevuta”. Petrocelli rivela che “questo tenermi a bagnomaria comincia a darmi fastidio, ma se il Movimento cinque stelle vuole cacciarmi non farò ricorso”. Farà invece ricorso alla Consulta “se me lo consiglierà il mio legale”. In ogni caso, non si pente: il tweet di auguri per la ‘LiberaZione’, con la Z maiuscola simbolo dell’armata russa in Ucraina, “lo rifarei”, perché “era una provocazione: sono tempi in cui essere moderati serve a poco. L’ho fatto per provocare in una situazione stagnante, per non aderire a una campagna mediatica e politica massificata”.

Ora si apre la sfida per la successione. La presidenza dovrebbe andare ancora una volta al Movimento 5 Stelle, ma dopo il caso Petrocelli le altre forze politiche vorranno avere garanzie. Per questo appare in vantaggio la senatrice pentastellata Simona Nocerino, già componente della commissione e che – a quanto si apprende da fonti parlamentari – riuscirebbe a mettere d’accordo anche gli altri partiti. I suoi avversari sarebbero invece interni, perché a Nocerino – per la quale spingerebbe il ministro degli Esteri Lugi Di Maio – il presidente del M5S Giuseppe Conte preferirebbe Ettore Licheri o Gianluca Ferrara. Il rischio è insomma quello di un altro braccio di ferro tra i due leader, che non appaiono perfettamente in linea neppure sui temi della guerra in Ucraina e dell’invio di armi a Kiev.

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