Allo scoppio della guerra, nel mese di febbraio, Vavassori era partito per l'Ucraina come foreign fighter per sua decisione personale e a sue spese

È tempo per me di tornare a casa”. Ivan Luca Vavassori ha annunciato su Facebook il suo progetto di rientrare dall’Ucraina, senza, però comunicare niente della sua destinazione. Vavassori è uno dei foreing fighter italiano che, allo scoppio della guerra in Ucraina, ha imbracciato un fucile per andare a combattere tra le fila degli ucraini.
“Ho combattuto un tempo sufficiente, ora è il momento di tornare alla mia vita – scrive in spagnolo – Ho lasciato molte cose alle spalle, ora è tempo di combattere affinché tutto torni alla normalità. Sono partito da qui con il cuore felice per aver fatto tutto il possibile”. E ha postato anche una foto scattata dal finestrino di un aereo. La sua destinazione, ad ora, resta sconosciuta. Se dovesse rientrare in Italia, Vavassori dovrebbe rispondere dei reati previsti dagli articoli 288 e 244 del codice penale. Il primo sanziona ‘arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero’, reato punito con una pena da 4 a 15 anni; il secondo, il 244 sanziona ‘atti ostili verso uno Stato estero, che espongono l’Italia al pericolo di guerra’.

Vavassori, ex calciatore di 29 anni, era partito per l’Ucraina dove si era arruolato, come volontario, nelle brigate internazionali, per combattere contro i russi. Fonti giudiziarie milanesi hanno specificato che Vavassori dovrebbe essere ancora all’estero. Da quanto si apprende, i pm del pool antiterrorismo di Milano, guidati da Alberto Nobili, che sulla vicenda di Vavassori ha aperto un fascicolo conoscitivo, potrebbero convocarlo in Procura al suo rientro in Italia per sentirlo sulle circostanze che hanno portato al suo arruolamento. L’obiettivo della procura, infatti, è cercare di capire come si sia arrivati all’arruolamento del 29enne e se sia stato reclutato da un’organizzazione.

Allo scoppio della guerra, nel mese di febbraio, Vavassori era partito per l’Ucraina come foreign fighter per sua decisione personale e a sue spese. Attivo sui social, Vavassori aggiornava costantemente i suoi profili su quanto stava accadendo. Poi, la scorsa settimana, di improvviso il silenzio: di lui nessuna notizia. Un silenzio che ha destato preoccupazione anche perché la brigata con la quale combatteva era coinvolta negli scontri di Mariupol. È stato lui stesso a rassicurare tutti: “Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto”.

Ivan Luca Vavassori, nato in Russia, è stato adottato da Pietro Vavassori, imprenditore titolare della Italsempione, azienda specializzata nella logistica, e di Alessandra Sgarella, rapita dalla ‘ndrangheta nel 1997 e rilasciata dopo 6 mesi trascorsi in Aspromonte. Delle indagini sul rapimento di Sgarella, morta nell’agosto 2011, si era occupato proprio il pm Alberto Nobili.

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