Il leader M5S: "Draghi deve spiegare qual è l'indirizzo politico che porta nei viaggi a Kiev e negli Usa da Biden". Il segretario della Lega: "L'America non è Biden. Se io potessi, direi 'aridatece' Trump"
Dopo due mesi di guerra in Ucraina, e con in ballo l’invio di armi da parte dell’Italia a Kiev, Mario Draghi deve tornare a riferire in Parlamento. A chiederlo sono sia Giuseppe Conte sia Matteo Salvini. L’asse tra leader del M5s e della Lega si conferma quindi, almeno sul tema, sempre più forte. Per l’avvocato pugliese, il premier deve confrontarsi con le Camere “prima di viaggi importanti come quello a Washington” di martedì 10 maggio, quando incontrerà alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Presidente messo peraltro nel mirino dal segretario del Carroccio, ‘nostalgico’ del predecessore repubblicano. “L’America non è Biden. Se io potessi, direi ‘aridatece’ Trump – confessa Salvini – perché con lui abbiamo vissuto anni di pace. Guarda caso, quando tornano al governo i democratici tornano i venti di guerra”.
Altri venti, quelli di pace, potrebbero spingere invece Salvini a imbarcarsi in una nuova missione all’estero dopo quella non esattamente positiva già andata in scena in Polonia. “Se io potessi essere utile andando a parlare con Zelensky, con Putin, con Biden o con chiunque per avvicinare la pace, lo farei. Se andrò in Russia? Se servisse ci andrei”, ammette il Capitano, smentendo però una imminente partenza per Mosca: “Nessun visto richiesto o missione organizzata. Non so neanche dove ho il passaporto”. Quello che sa, viceversa, è che non è più tanto convinto sull’invio delle armi all’Ucraina. “All’inizio, come la stragrande maggioranza degli italiani, ho detto subito sì, senza se e senza ma, all’invio di aiuti economici, umanitari e militari. Sono passati due mesi, è servito? Inizio ad avere dei dubbi”, dichiara apertamente, aggiungendo anche altri interrogativi: “In che mani finiscono queste armi? Cosa succede fra due mesi? Vorrei saperlo perché ne abbiamo mandate tantissime in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia e adesso sono in mano ai terroristi islamici e non solo. Diciamo che dove abbiamo mandato armi non c’è sempre stata una soluzione positiva, quindi parliamone. Ed è giusto che ne parli anche il Parlamento con Draghi perché non stiamo parlando del decreto giustizia…”.
E a chiedere al presidente del Consiglio un nuovo passaggio tra Camera e Senato c’è anche il presidente del M5s, Conte. “Non capisco dove sia la notizia se il leader della forza di maggioranza relativa dice una cosa scontata, cioè che dopo due mesi di guerra il premier si confronti col Parlamento prima di viaggi importanti come quello a Washington”, per riferire su “qual è l’obiettivo della politica che l’Italia sta perseguendo e che vuole portare ai tavoli internazionali”. “Noi stiamo andando nella direzione dei falchi che pensano di sconfiggere la Russia e mettono in conto un’escalation militare – domanda l’avvocato pugliese – o nella direzione” delle colombe “per trovare una soluzione politica? Draghi deve spiegare qual è l’indirizzo politico che porta” nei viaggi a Kiev e negli Usa da Biden. “Non vogliamo armi più letali e più pesanti. La pace è la stella polare che deve orientare l’azione politica del M5S e di qualsiasi governo che abbia un minimo di ragionevolezza e di buon senso”, ribadisce Conte, sempre più vicino alla nuova versione pacifista di Salvini.
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