La Commissione europea garantisce supporto concreto alla ricostruzione

È fumata bianca al vertice Ue sull’embargo al petrolio russo. Dopo quasi un mese dall’annuncio del sesto pacchetto sanzioni, i leader europei hanno trovato l’accordo sullo stop all’oro nero da Mosca. “Questo copre immediatamente più di 2/3 delle importazioni di petrolio dalla Russia, tagliando un’enorme fonte di finanziamento per la sua macchina da guerra. Massima pressione sulla Russia per porre fine alla guerra”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Entro l’anno, invece, verrà ridotto circa il 90% delle importazioni, sottolinea von der Leyen. Confermato dunque l’approccio a due fasi: prima lo stop al petrolio via mare e poi quello via terra con un’eccezione significativa di escludere l’oleodotto dell’Amicizia (Druzbha) che rifornisce l’Ungheria ma anche Polonia e Germania.

“Il Consiglio europeo continuerà ad aiutare l’Ucraina con i suoi bisogni immediati di liquidità, insieme al G7. Ed è pronto a concedere a Kiev 9 miliardi di euro. Supporto forte e concreto alla ricostruzione dell’Ucraina”, ha aggiunto Michel. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva detto di avere basse aspettative sulla possibilità di vedere approvato il pacchetto nelle prossime 48 ore, mentre l’Alto rappresentante Josep Borrell si era detto praticamente certo della chiusura di un accordo entro oggi. Sono passati 52 giorni dall’approvazione dell’ultimo pacchetto di sanzioni, nel frattempo sono morti altri 74 bambini, il conflitto si è intensificato e nel Donbass la situazione è “molto critica”, ha fatto notare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intervenuto da remoto al vertice. Non ha incolpato nessuno, né fatto riferimento all’Ungheria, come in un altro Consiglio, ma ha comunque sollecitato a fare presto.

Intanto il premier Mario Draghi, che ha avuto un trilaterale con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, si è detto “scettico sull’utilità” delle telefonate con il capo del Cremlino, che “dimostrano che è Putin a non volere la pace”. Ma ha ribadito che “il confronto con Putin è necessario per risolvere il problema del grano, della sicurezza alimentare” perché “il rischio di una catastrofe alimentare è reale: se non ci sarà una soluzione, dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin”.

L’Ue inoltre continuerà a sostenere Kiev con supporto finanziario e militare, perché, per dirla con Draghi “è essenziale che Putin non vinca questa guerra”. Il tema del cessate il fuoco, che l’Italia voleva far inserire nelle conclusioni, sembra accantonato per ora, per far posto al messaggio che è Kiev a decidere i tempi e i modi per arrivare alla pace. “Deve essere l’Ucraina a decidere che pace vuole. Se l’Ucraina non è d’accordo sui termini, la pace non può essere sostenibile”, ha affermato il premier davanti ai leader europei.

Sul tavolo del vertice anche il dossier energia, con il riferimento anche al price cap, su cui il premier olandese Rutte ha già preannunciato battaglia, mentre il suo Paese rischia nelle prossime ore di vedersi tagliate le forniture di gas da parte di Gazprom, in seguito al rifiuto di adeguarsi alla richiesta russa di pagare su due conti, in euro e in rubli. E non poteva essere più chiaro l’inquilino di Palazzo Chigi, secondo cui “non possiamo immaginare che dopo il conflitto la nostra politica energetica tornerà come prima”, perché “quello che è successo è troppo brutale e dobbiamo muoverci ora per cambiare i nostri fornitori di energia nel lungo periodo”.

© Copyright Olycom - Riproduzione Riservata