Appello di Charles Michel nella lettera di invito ai leader dei Ventisette: "È giunto il momento di riconoscere che il futuro di Ucraina, Moldova e Georgia risiede nell'Ue"

A tre giorni dal Consiglio europeo, la strada per la concessione dello status di candidato all’Ucraina e alla Moldova sembra spianata. Non ci sarebbe notizia di voci contrarie in vista del vertice, ha riferito l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. E lo stesso premier ungherese Orban, campione di veti, ha annunciato al presidente Charles Michel di essere favorevole. “È giunto il momento di riconoscere che il futuro di Ucraina, Moldova e Georgia risiede nell’Ue” e “di concedere lo status di candidato all’Ucraina e alla Moldova”, è l’appello del presidente del Consiglio europeo nella lettera di invito ai leader dei ventisette, perché “con il ritorno della guerra in Europa abbiamo intrapreso un’azione senza precedenti, proiettando il peso geopolitico dell’Ue”. Il vertice europeo, salvo sorprese, “dovrebbe dunque inviare un segnale per avviare i preparativi per l’integrazione europea di questi tre paesi” e questo è “un segnale di potenza che dovrebbe essere ascoltato” oltre i confini dell’Ue e dei paesi candidati, fino alla Russia e ai suoi alleati, lascia intendere Borrell al termine del Consiglio Esteri a Lussemburgo, “come manifestazione della nostra forza, unità e sostegno a questi tre paesi”.

Nonostante la stanchezza della guerra inizi a farsi sentire nell’opinione pubblica e i malumori nella maggioranza di governo sull’ulteriore invio di armi, i ministri degli Esteri “hanno sottolineato la loro determinazione a continuare a sostenere l’Ucraina da qualsiasi punto di vista, esercitando pressioni militari sulla Russia e lavorando con la comunità internazionale”, ha ribadito il capo della diplomazia europea. E dai leader Ue dovrebbe arrivare un nuovo “forte sostegno umanitario, militare, economico e finanziario”, ha annunciato Michel nella missiva. Insomma, nessun passo indietro e rallentamento del ritmo. Per aiutare l’Ucraina nel suo diritto all’autodifesa, “il Consiglio europeo chiede un ulteriore aumento del sostegno militare nell’ambito del Fondo europeo per la pace”, si legge nella bozza delle conclusioni del vertice Ue. Un fondo che permette di rimborsare gli Stati membri che inviano le proprie armi a Kiev e che ha già visto l’esborso di 2 miliardi di euro in quattro tranche da 500 milioni.

Negli effetti a valanga del conflitto, è stata comunicata ufficialmente al Consiglio Esteri Ue la scelta della Danimarca, sancita da un referendum, di aderire dopo 30 anni di esclusione alla politica di difesa comune. “Un passo importante che ci renderà più forti”, ha commentato Borrell. Dopo il lungo travaglio dell’ultimo pacchetto di sanzioni, partorito nell’ultimo Consiglio europeo, ora l’Europa cerca di rilanciarsi, evitando di prestare il fianco alla retorica di Putin, rinvigorito dalla visibilità del Forum economico di San Pietroburgo della scorsa settimana, in cui si è innalzato a paladino dell’anti-Occidente. Ma non solo, si vuole evitare che elementi come il risultato elettorale francese, che potrebbe dare meno forza a Macron, siano sfruttati dalla propaganda russa. Ecco perchè si punta a rilanciare e “accelerare” il processo di allargamento Ue ai Balcani, i cui leader si incontreranno con quelli europei prima del vertice, e ad aprire una discussione sulla “proposta di lanciare una Comunità politica europea” con “l’obiettivo di offrire una piattaforma politica di coordinamento per i paesi europei in tutto il continente”, che “non sostituirà né sarà complementare alle politiche e agli strumenti dell’Ue esistenti, in particolare l’allargamento”. Nella bozza delle conclusioni entra dunque l’idea di Macron, sposata dal presidente Michel. Non solo: ai leader si chiede di dare un riscontro alle “proposte volte a migliorare il funzionamento della nostra Unione” avanzate dalla Conferenza sul futuro dell’Europa. Un’agenda non di poco conto per l’assetto e il percorso di integrazione europea.

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