La raccolta sconta ancora l’effetto Covid-19 anche per la ripresa degli interventi chirurgici negli ospedali: in ripresa rispetto all’anno precedente, ma ancora inferiore rispetto al periodo pre-Covid

La raccolta di sangue e plasma in Italia sconta ancora l’effetto Covid-19 e, complice la ripresa degli interventi chirurgici negli ospedali, nel Paese si registrano gravi carenze. “In estate riscontriamo sempre problemi nella raccolta di sangue, ma quest’anno l’estate è iniziata prima – evidenzia il direttore del Centro nazionale sangue (Cns), Vincenzo De Angelis, contattato da LaPresse – A differenza degli anni passati le regioni tradizionalmente eccedentarie del Centro-Nord, non hanno una raccolta straordinaria di sangue con la quale poter compensare altre regioni. Questa mancanza di compensazione crea una situazione più grave rispetto al passato”.

Dati alla mano, nel 2021 i donatori di sangue e plasma in Italia sono stati 1.653.268. Un numero tornato in ripresa rispetto all’anno precedente, ma ancora inferiore rispetto al periodo pre-Covid (-1,8% in confronto al 2019). Inoltre la ripresa degli interventi chirurgici, seguita alla fine dell’emergenza pandemica, accresce i bisogni di scorte, mentre l’intero sistema soffre la nuova ondata di contagi.”Il Covid non è affatto finito, anzi in questo momento c’è una recrudescenza di infezioni che per fortuna non ha la stessa mortalità degli inizi – spiega De Angelis – La gente si ammala di Covid, si ammalano i donatori, i medici, i professionisti che si occupano della raccolta del sangue. Questo rallenta e complica tutte le operazioni”.

“Dove le cose sembrano andare abbastanza bene e nei centri trasfusionali ospedalieri – continua – quindi l’invito è di fare il più possibile le donazioni dentro gli ospedali, perché lì la crisi del personale è meno grave che in altre strutture”. Al nodo pandemia si aggiungono problemi organizzativi e il trend di generale invecchiamento dei donatori, rispetto al quale manca un sufficiente ricambio generazionale. Rispetto al 2012 la popolazione dei donatori è diminuita di circa il 5% e se, nei cinque anni pre-Covid, il dato era stato sostanzialmente stabile, la pandemia ha colpito duramente tutto il sistema trasfusionale. “Bisogna aumentare la raccolta, a partire da quei territori del Centro-Sud dove le carenze sono maggiori – conclude De Angelis – e per accrescere le donazioni e superare gli squilibri esistenti, spesso ingiustificati, tra le regioni, bisogna fare tre cose: cultura, cultura e ancora cultura”.

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