Certificate le numerose violazioni delle regole e criticato la “mancanza di leadership e di buon senso” dei responsabili

“Umiliato” ma non molla: il premier britannico Boris Johnson tenta di andare oltre lo scandalo sulle feste a Downing Street durante il lockdown. L’attesa pubblicazione del rapporto dell’alta funzionaria Sue Gray sul cosiddetto ‘partygate’ ha confermato le numerose violazioni delle regole e ha criticato la “mancanza di leadership e di buon senso” dei responsabili. Le 37 pagine di rapporto, corredate da foto e nomi, elencano una serie di feste con consumo eccessivo di alcolici, giochi, musica e danze negli uffici del governo in un periodo in cui le regole impedivano ai cittadini di incontrare persone fuori dal loro nucleo familiare. Ben 83 individui hanno preso parte agli “eventi”, come li chiama Gray, e “hanno violato le regole in vigore sul Covid”. Il premier ha partecipato a otto, ma ha insistito che riteneva fossero incontri di lavoro, nonostante le foto che lo mostrano sorridente e con un bicchiere in mano.

In Parlamento Johnson ha adottato una duplice strategia. Da un lato si è cosparso il capo di cenere, dicendosi “umiliato” dalle notizie emerse e pronto ad “assumersi piena responsabilità per quello che è avvenuto”. Dall’altro BoJo ha preso le distanze dagli eventi più problematici descritti nel rapporto, come le feste fino a tarda notte, gli uffici pieni di immondizia e bottiglie vuote la mattina dopo e “i molteplici esempi di maleducazione e mancanza di rispetto verso gli addetti alle pulizie e alla sicurezza” di Downing Street.

“Non sapevo”, ha detto Johnson, “sono sorpreso, deluso e disgustato come tutti dalle rivelazioni”. Il premier ha anche spiegato di non avere mentito ai deputati quando aveva ripetutamente negato che ci fossero state feste a Downing Street. “Quando ho detto al Parlamento che tutte le regole erano sempre state rispettate credevo sinceramente che fosse così”, ha dichiarato per tutelarsi. Un’indagine parlamentare tuttora in corso deve infatti stabilire se Johnson abbia mentito deliberatamente al Parlamento, il che sarebbe una violazione del codice di comportamento ministeriale che comporta le dimissioni. I partiti di opposizione hanno di nuovo chiesto a gran voce le dimissioni del premier, ma i deputati conservatori, con poche eccezioni, hanno taciuto. Un silenzio-assenso ben diverso dalle critiche delle ultime settimane, che consente al premier di sopravvivere e proseguire. “Voltiamo pagina e pensiamo alle cose importanti”, ha detto Johnson, “andremo avanti e vinceremo le prossime elezioni”.

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