Più gas dall'Africa verso l'Italia, meno certezze per i partiti italiani

L’accordo siglato da Eni con l’Egitto al fine di promuovere l’esportazione di gas egiziano verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia, ha lasciato perplesso il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. “Mi lascia tantissimi dubbi”. Il motivo è semplice: l’intesa per massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di gas naturale liquefatto (gnl) è stata siglata con un paese che continua a negare ogni tipo di collaborazione nelle indagini legate alla morte di Giulio Regeni. I rapporti tra i due governi dalla scomparsa del giovane ricercatore sono sempre più delicati. Eppure le conseguenze del conflitto in Ucraina sul fronte energetico, con la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento per compensare al massimo e al più presto le forniture provenienti dalla Russia, hanno portato a stringere un patto che garantirà carichi di gnl per volumi complessivi fino a 3 miliardi di metri cubi.

Patto che lascia perplesso Letta, che non può fare a meno di ricordare il caso Regeni che “va oltre la singola vicenda personale, drammatica. È diventata un simbolo della necessità di difendere i diritti umani, della necessità di fare giustizia. È inimmaginabile che non venga fatta giustizia perché se non viene fatta giustizia per Giulio non sarà fatta giustizia anche per tante altre persone che nel mondo hanno subito o potranno subire la stessa drammatica vicenda”. “Quindi è netta la nostra richiesta al governo di essere molto più esigenti nei confronti degli egiziani“, aggiunge ribadendo che i dubbi per l’accordo relativo alle ulteriori forniture di gas dall’Egitto “sono sicuramente molto alti”. Posizione criticata però dal segretario di Azione, Carlo Calenda, che via Twitter incalza così Letta: “Vuoi lo stop immediato e totale al gas russo ma non vuoi il gas egiziano perché l’Egitto viola i diritti umani. Però non vuoi neanche il carbone per sostituire temporaneamente il gas russo, perché inquina. Hai una soluzione o facciamo solo retorica?”.

Nel Pd però sono in molti a storcere il naso per l’intesa col Cairo. La deputata Laura Boldrini ad esempio evidenzia che passare da Putin ad Al Sisi “è come passare da padella a brace”. “Le scelte del nostro governo e delle nostre imprese siano sempre coerenti con la linea del non fare affari con i dittatori“, aggiunge ricordando che solo pochi giorni fa la magistratura egiziana si è rifiutata nuovamente di collaborare con la giustizia italiana per accertare la verità sulla morte di Regeni. Ecco perché, conclude, “incrementare l’import di gas egiziano per l’Italia è un grave errore”. Sulla stessa lunghezza Lia Quartapelle, responsabile Affari internazionali ed Europa nella segreteria dem: “Non si possono riprendere relazioni business as usual fingendo dimenticando l’impasse sul processo Regeni. Ne va della credibilità nazionale”. Non la pensa così il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, che rimarca l’importanza di “diversificare” per trovare alternative alla fornitura di gas russo, e quindi “giudichiamo positivamente tutte le iniziative che portano ad avere forniture da realtà diverse”.

Durissimo poi il commento del segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che si rivolge direttamente a maggioranza e governo chiedendo “un sussulto di dignità” per fermare “questo scempio”. Non meno tenero Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani, secondo il quale non è accettabile che l’Italia continui a fare affari con l’Egitto nonostante l’omicido Regeni e “lo sprezzante comportamento di Al Sisi nell’ostacolare le indagini”. “Tanto più – sottolinea – se ci si nasconde dietro un dito, infatti a differenza di quanto accaduto con la visita di Draghi in Algeria, la trattativa con l’Egitto è stata delegata all’Eni che, oggi più che mai, continua a indirizzare la politica estera italiana”. Insomma, se proprio l’Italia deve rivolgersi al Cairo lo faccia per pretendere giustizia per Regeni e non per chiedere più gas finanziando “coloro che hanno le mani piene di sangue”.

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