Lo scrittore censurato a Napoli: "Mi hanno disegnato un bersaglio sulla faccia"

Il giorno dopo il caso Scurati è scontro tra l’Usigrai e i vertici di viale Mazzini. In una lettera aperta, l’organizzazione sindacale del servizio pubblico radiotelevisivo replica all’Ad Roberto Sergio che in una intervista al quotidiano ‘La Stampa’, in merito alla cancellazione del monologo dello scrittore sul 25 Aprile (poche ore prima della messa in onda all’interno del programma ‘Che sarà’ di Rai3), denunciava che da settimane “l’azienda è vittima di una guerra politica quotidiana con l’obiettivo di distruggerla” affermando di aver appreso del discorso censurato dai social e che si doveva agire diversamente (“Io lo avrei mandato in onda”).

“Se vuol difendere l’azienda, lei ha il dovere di dire chi la vuole distruggere. E di difenderla. Anche perché quello che sta accadendo oggi è il frutto prevedibile delle scelte assunte in questi mesi”, è stata la reazione dell’Usigrai da quanto emerge dalla lettera. “Per questo noi abbiamo il dovere di ricordarle che il suo primo atto come ad è stato quello di nominare direttore generale una persona che ha definito l’antifascismo nel 2019 ‘una caricatura paradossale’. E dobbiamo ricordarle che – solo per limitarci agli ultimi giorni – all’interno della direzione Approfondimento sono state prese decisioni che minano la credibilità e l’autorevolezza della Rai. Così come dobbiamo ricordare che il direttore dell’Approfondimento è stato scelto da lei. E non ci sono state conseguenze quando sul palco di Atreju ha definito Fratelli d’Italia ‘il nostro partito’. Ma non è mai tardi per cambiare rotta. Quindi restiamo in attesa degli annunciati ‘provvedimenti drastici'”, sottolinea nella lettera il sindacato che ha poi fatto leggere un comunicato andato in onda in tutti i tg e giornali radio della Rai e pubblicato sui siti di Rainews, TgR e Televideo. Nel comunicato il sindacato sottolinea di dissociarsi dall’azienda. “Il controllo dei vertici della Rai sull’informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante. La stessa azienda che ha speso sei milioni di euro per il programma Avanti Popolo, ora avanza motivazioni di carattere economico per l’esclusione di Scurati. Siamo di fronte ad un sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico. L’assemblea dei Comitati di redazione della Rai mercoledì ha proclamato lo stato di agitazione e approvato cinque giorni di sciopero. Noi ci dissociamo dalle decisioni dell’azienda”.

A stretto giro è arrivata la replica della Rai: “Nessun controllo sull’informazione e nessuna censura sono state operate dall’azienda nei confronti di programmi e conduttori. La Rai è patrimonio di tutti gli italiani ed esprime oggi più che mai i valori del pluralismo e della libertà di espressione”.

In serata, poi, è lo stesso Scurati a intervenire a “La Repubblica delle idee” a Napoli e ad attaccare: “Qualcun altro mi ha dipinto come una specie di estorsore. Il problema è che questo qualcun altro non è uno qualunque, è il capo del Governo” e “devo dire che questo tipo di aggressione non fisica è una forma di violenza. Come ho vissuto la giornata di ieri? Male. La verità è che, al netto di una piccola vertigine momentanea e narcisistica, è duro, è faticoso, è doloroso”, aggiunge lo scrittore, osservando che “quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornali, o meglio i ‘giornasquadristi’ fiancheggiatori del governo ti mettono sulle prime pagine, con il titolo sotto ‘l’uomo di m.’, ti disegnano un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c’è. Succede, è già successo”.

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