Pur rassicurando tutti sul fatto che "non è un virus che si trasmette dall'animale all'uomo", il sottosegretario ha puntualizzato che "la priorità è evitare che si espanda"

A Roma è allarme peste suina. Dopo il ‘caso zero’ segnalato qualche giorno fa nella riserva naturale dell’Insugherata, sono due i nuovi contagi considerati sospetti, registrati sempre nella stessa area: lo ha confermato l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che ha spiegato come dalle prime analisi sono emerse “con alta probabilità altri due casi di positività su 16 campioni prelevati”. Ora i prelievi verranno inviati all’istituto zooprofilattico di Perugia “per la definitiva conferma”, riporta D’Amato che spiega di aver chiesto al ministero “di assegnare anche i test di conferma all’istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana per ridurre i tempi degli esiti”.

Quella nel Lazio è “una situazione che stiamo monitorando e valutando ogni giorno”, ha assicurato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che ha ricevuto dal ministero la delega alla gestione del fenomeno. “Siamo di fronte a una emergenza”, ha ribadito spiegando che “il problema è partito in Piemonte e Liguria ed è stata identificata lì una zona rossa” e annunciando che “questa settimana si procederà con la posa dei recinti per cercare di contenere la diffusione della peste suina”.

Pur rassicurando tutti sul fatto che “non è un virus che si trasmette dall’animale all’uomo”, Costa ha puntualizzato che “la priorità è evitare che si espanda”. Quindi, pur comprendendo eventuali obiezioni, animalisti in primis, ha ribadito: “Rispetto le posizioni e le sensibilità di tutti, ma credo che ormai è arrivato il momento di ridurre la popolazione dei cinghiali: serve per contenere la peste suina, ma anche per riportare tutta la questione a livelli normali”, ha spiegato. “Ormai i nostri cinghiali li troviamo nei parchi, nelle ville, nei centri urbani”, ribadisce il sottosegretario auspicando la creazione di “un protocollo per ridurre sensibilmente la popolazione di ungulati”.

Nel Lazio, dunque, si procederà all’abbattimento selettivo dei cinghiali, come confermato da Andrea Napoletano, capo di gabinetto della Regione il quale ha spiegato che “a Roma si dovrà procedere a questo per creare un’area di vuoto e quindi impedire che l’epidemia si possa espandere”. La Capitale, al momento, è “nella fase uno, quella dell’isolamento: stiamo lavorando con l’unità di crisi per recinzioni, varchi, prescrizioni anche per la cittadinanza, con divieto di pic-nic e di assembramento”, conclude Napoletano.

“Il sottosegretario Costa si è reso finalmente conto che serve un piano serio di abbattimento dei cinghiali, praticamente un anno dopo dalla presentazione di una risoluzione in commissione Agricoltura a prima firma La Pietra sul tema”, è il commento del senatore Luca De Carlo, responsabile nazionale Agricoltura di FdI, il quale chiede che “ora non si perda altro tempo” dietro “agli ambientalisti da salotto e si calendarizzi subito la discussione della nostra risoluzione, è già tardi. Non solo: il sottosegretario Costa approfitti anche per farsi assegnare poteri straordinari, l’urgenza della situazione richiede celeri interventi eccezionali”.

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