Secondo i dati dell'Agenzia Italiana del Farmaco il 7% della popolazione italiana ha fatto ricorso a farmaci antidepressivi nel corso del 2021. In Toscana e in Liguria la percentuale raggiunge il 10%

 Non bastano il sole e il mare, l’Italia è un Paese sempre più depresso. Almeno stando ai dati forniti dall’Aifa contenuti nel 22° rapporto nazionale sull’uso dei farmaci in Italia dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali. Stando al report, il consumo degli antidepressivi in Italia fa registrare un costante trend al rialzo, tanto che nel 2021 il loro consumo è ulteriormente salito al 3,4% del consumo totale di farmaci in Italia. Con un aumento del 2,4% rispetto al 2020. Analogamente, la spesa pro capite evidenzia un incremento del 2,6% attestandosi nel 2021 a 6,87 euro pro capite”.

 L’aumento dell’utilizzo di antidepressivi è un “indice molto fedele del malessere di una popolazione”, commenta a LaPresse Antonio Picano, psichiatra dell’Ospedale San Camillo di Roma. Questi farmaci “diminuiscono la percezione del dolore” e lancia l’allarme: “oggi il 30% degli italiani è depresso. Nel mondo occidentale le persone che manifestano sintomi di depressione sono quasi raddoppiate, in seguito a pandemia guerra e inflazione”.

 Secondo i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco infatti il 7% della popolazione italiana ha fatto ricorso a farmaci antidepressivi nel corso del 2021. In Toscana e in Liguria questa percentuale raggiunge il 10%, e in Campania il 5,5%. Nelle regioni del Sud tendenzialmente l’utilizzo è minore (5,9%) rispetto al 7,8% del Centro e al 6,8% del Nord.

 In relazione all’età aumenta il consumo raggiungendo una prevalenza del 27,5% nelle donne ultra-ottantacinquenni. Circa la metà delle persone che utilizzano gli antidepressivi hanno un’età superiore ai 67 anni e rimangono in trattamento per 8 mesi. Sulle tasche degli italiani l’uso di questi farmaci- secondo i dati dell’Aifa- è di 100 euro , con un minimo di 92,6 in Emilia Romagna e un massimo di 113.9 euro nella PA di Bolzano.

 La differenza in termini di consumo tra i generi si mantiene in tutte le fasce di età, con livelli che, nelle donne, sono più che doppi rispetto agli uomini a partire dai 45 anni. Le donne infatti risultano caratterizzate da una incidenza maggiore della malattia. Mentre per gli uomini si osserva un trend decrescente rispetto al 2019 e al 2020 per le donne si nota un aumento dell’incidenza.

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