Luciano e Ivan Zanoni sono le espressioni di un mondo che vuole sopravvivere alle mutazioni degli uomini e del clima

Alberi dai fusti esili e contorti che spingono le foglie verso l’alto, in fuga dal tempo. E, tutt’attorno, animali alla ricerca di riserve e natura. Sono le espressioni di un mondo che vuole sopravvivere alle mutazioni degli uomini e del clima, quelle forgiate da Luciano e Ivan Zanoni. Padre e figlio artisti del ferro che da Caldes, 1.096 abitanti arrampicati nella trentina val di Sole, hanno attirato l’attenzione e la curiosità di galleristi, magnati e musei di mezzo mondo. Le loro opere, quintali di fili di ferro che diventano arte con il fuoco e le mani, sono pezzi unici in mostra nella villa di Seattle di Bill Gates oppure nella collezione privata di Francois Mitterand e dei Rothschild. Ma anche nelle esposizioni pubbliche del Mart di Rovereto e dei musei d’arte contemporanea di Los Angeles, Praga e Parigi.

Successo silenzioso perché, come raccontano i Zanoni, il ferro battuto è passione non clamori. “Siamo fabbri – precisa Ivan, classe 1971 e un diploma all’istituto d’arte di Trento, dialogando con LaPresse -. Un lavoro che usura, dove corpo e fatica diventano un tutt’uno. Mio papà ha subìto 17 interventi di ricostruzione di anca, ginocchio, gomiti e polsi: gli ‘attrezzi’ del mestiere hanno via via avuto bisogno di restauri. È passato tanto tempo da quando quasi per caso, nel 1979, lo scrittore e regista Giovanni Testori capì l’essenza del nostro lavoro”.

Dalle prime personali all’Expo di Milano il cammino è stato lungo. Senza mai abbandonare il laboratorio di Caldes. “Questa è la nostra terra e qui restiamo – sottolinea Ivan Zanoni -. E’ l’ambiente ideale per dare vita alla nostra idea di arte. Qui prende forma l’idea e qui si costruisce, senza delegare ad altri né la scelta del materiale tantomeno i dettagli. Il ferro richiede tempo: con l’arte non c’è fretta, quella resta fuori. Che sia una lampada, un armadietto, un cancello o la nostra idea di natura serve il tempo che serve. Non solo per far maturare il progetto, ma anche per condividere come portarlo a termine”. L’ulivo in ferro battuto ordinato da Gates, per esempio. “Un albero maestoso, alto 4 metri con 3mila olive e 10mila foglie – racconta Ivan -. Ci sono voluti 400 chili di ferro e 4 mesi di lavoro giorno e notte. Quando l’idea chiama, il tempo si adegua”.

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