A partire dalle 15,30 si riuniranno a palazzo Madama prima la conferenza dei capigruppo e, a seguire, la Giunta per il Regolamento

Si riapre domani in Senato la partita sul caso di Vito Petrocelli. A partire dalle 15,30 si riuniranno a palazzo Madama prima la conferenza dei capigruppo e, a seguire, la Giunta per il Regolamento. L’obiettivo è arrivare a una soluzione per far decadere il presidente della commissione Esteri, come vorrebbero quasi tutti i gruppi dopo le sue reitarate prese di posizione contro l’invio di armi all’Ucraina e il famigerato tweet di auguri per la “LiberaZione”, scritto con la Z simbolo dell’armata russa. La volontà prevalente – filtra da ambienti parlamentari – sembra sia quella di adottare una decisione “innovativa”, come la definisce a LaPresse un membro della Giunta: di fronte alle dimissioni di tutti i componenti della commissione e al rifiuto di nominarne dei nuovi finché Petrocelli rimarrà presidente – opposto formalmente dai capigruppo – la presidente del Senato Elisabetta Casellati dovrebbe prendere atto dell’impossibilità della commissione di funzionare e dovrebbe prendersi la responsabilità di scioglierla.
Questo esito tuttavia non appare scontato. Le stesse fonti parlamentari fanno infatti notare alcuni punti deboli di questa ricostruzione. Anzitutto l’unanimità della commissione non c’è, perchè il senatore del nuovo gruppo Cal, Emanuele Dessì, non si è dimesso. Inoltre, il Regolamento dice che i gruppi sono obbligati piazzare i senatori in tutte le commissioni, o a sostituirli se dimissionari. E quindi il rifiuto di nominarne dei nuovi potrebbe non trovare appigli giuridici. Oggi lo stesso Petrocelli, è tornato ad attaccare: “Domani la Giunta per il Regolamento potrebbe consentire una cosa mai fatta prima: la dissoluzione di una Commissione permanente del Parlamento e la mia decadenza, punendomi politicamente per aver votato contro l’invio di armi all’Ucraina. #Vendettapolitica”, è l’hashtag. Il senatore è di fatto fuori dal Movimento 5 Stelle – anche se l’espulsione formale non si è ancora perfezionata – ma non ne vuole sapere di dimettersi: “Assolutamente no”.

Domani si vedrà, ma intanto nel Movimento 5 Stelle si apre la sfida per la successione a Petrocelli, che potrebbe preludere a un nuovo braccio di ferro tra il leader Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. A quanto apprende LaPresse da fonti parlamentari M5S, i due leader vorrebbero entrambi rivendicare la guida della commissione e starebbero facendo le loro mosse in tal senso. Conte vorrebbe la designazione di Ettore Licheri o Gianluca Ferrara, mentre Di Maio spingerebbe per Simona Nocerino. “C’è però da trovare un accordo anche con le altre forze di maggioranza”, ragiona un senatore pentastellato, “e non si può tirare troppo la corda, altrimenti rischiamo di perdere la commissione”. Proprio per questo Nocerino – che già faceva parte della commissione prima delle dimissioni in blocco – sarebbe in leggero vantaggio, perché Pd e Lega la preferirebbero alle alternative proposte da Conte. La questione non è banale – suggeriscono i rumors di palazzo – perché attiene anche alla diversa linea nei confronti del conflitto in Ucraina, con il leader M5S che continua a chiedere al premier Mario Draghi di chiarire in aula sull’invio di armi a Kiev e il ministro che avrebbe invece una linea definita più “governista”.

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