Il nuovo testo di legge sulla cittadinanza italiana approdato per la discussione alla Camera dei Deputati ed è già oggetto di scontro politico

Una classe di quasi un milione di studenti in attesa del Parlamento. È questa la ‘fotografia’ dello Ius scholae, il nuovo testo di legge sulla cittadinanza italiana approdato per la discussione alla Camera dei Deputati ed è già oggetto di scontro politico dentro le anime della stessa maggioranza. “Non si tratta di un testo organico, che probabilmente non era adatto al momento”, commenta a LaPresse il professor Paolo Morozzo della Rocca, membro della Comunità di Sant’Egidio e fra i massimi esperti in Italia di immigrazione e cittadinanza. “Ma è comunque un passo importante e una novità positiva legare la cittadinanza al percorso scolastico – afferma – sono passati 30 anni da quando se ne è cominciato a discutere e la sua approvazione dipenderà dal livello delle opposizioni. Di certo i tempi della legislatura sono molto brevi”.

È Morozzo della Rocca a offrire i numeri dei ragazzi che sarebbero coinvolti dalla riforma. Sono più di 900mila gli stranieri nella fascia di età 0-17 anni presenti in Italia e di questi 750mila sono iscritti nelle scuole della penisola. “La scuola italiana riflette il pluralismo della presenza migratoria nel nostro Paese”, afferma Morozzo della Rocca indicando nelle provenienze dal Nord Africa, Africa e America latina le tre ‘comunità’ straniere maggiormente presenti sui banchi. Dal punto di vista anagrafico la presenza più corposa, ma anche omogenea, è quella nella fascia di età 3-12 anni (circa 60-63mila ragazzi per ogni classe di età) mentre si assiste a una leggera flessione fra i 15-17 anni e soprattutto tra gli 0-1 anni. Quest’ultimo dato in particolare è da ricollegarsi, almeno in ipotesi, “alle difficoltà socio-economiche degli ultimi 2 anni”, avverte il professore, che potrebbero aver influenzato il trend delle nuove nascite dentro le comunità straniere presenti nella penisola.

Per gli studenti stranieri il ‘successo’ nel proprio percorso scolastico è “largamente influenzato dall’età di arrivo oltre che dalla capacità di accompagnamento del sistema – spiega l’esponente della Comunità di Sant’Egidio-. I ricongiungimenti famigliari che avvengono in età pre-adolescienziale sono i più difficili da gestire”. La norma in discussione a Montecitorio prevede la possibilità di richiedere la cittadinanza italiana con almeno 5 anni di scuola, il completamento di un ciclo scolastico e il soggiorno legale nel territorio nazionale a chi sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro i 12 anni. “Il legislatore non si è accontentato del successo scolastico – conclude il docente -. La cittadinanza è l’appartenenza a una comunità, significa diritto ma anche responsabilità e la scuola, che è un motore di integrazione, è anche il luogo dove questo deve avvenire. Personalmente immagino le cerimonie di concessione della cittadinanza come un grandi celebrazioni scolastiche”.

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