Si tratta di dati che risentono sicuramente dell'aumento generale dei prezzi, che implica anche l'aumento di valore dei beni venduti. L'unico dato negativo rilevato dall'Istat è quello relativo al singolo mese di giugno 2022, dove per la prima volta da cinque mesi a questa parte l'export cala (-2,1%) a fronte di un aumento dell'import (+1,8%)

L’export italiano cresce del 21,2% su base annua, in aumento sia verso gli altri paesi dell’Unione Europea, sia verso l’area extra-Ue. Lo rileva l’Istat nel suo bollettino periodico sul commercio estero, relativo a giugno 2022, in cui segnala un aumento su base annua nel secondo trimestre di quest’anno sia per quanto riguarda l’export (+6,2%) che l’import (+11,3%). Si tratta di dati che risentono sicuramente dell’aumento generale dei prezzi, che implica anche l’aumento di valore dei beni venduti.

A trainare le vendite italiane all’estero – sostenute in tutti i paesi, a eccezione di Russia e Svizzera, dove si registrano cali – sono soprattuto prodotti petroliferi raffinati, articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, macchinari e prodotti alimentari. D’altra parte, segnala l’Istituto di Statistica, “gli acquisti di gas naturale e di petrolio greggio contribuiscono per 15,7 punti percentuali al marcato incremento tendenziale dell’import del nostro Paese”.

L’unico dato negativo rilevato dall’Istat è quello relativo al singolo mese di giugno 2022, dove per la prima volta da cinque mesi a questa parte l’export cala (-2,1%) a fronte di un aumento dell’import (+1,8%). “Dopo cinque mesi di crescita, a giugno si registra un calo congiunturale dell’export sia verso i paesi Ue sia verso i mercati extra Ue”, commenta l’Istat. Che spiega però come nel complesso, nel secondo trimestre 2022, “la dinamica congiunturale si confermi tuttavia molto positiva, sebbene in decelerazione (+6,2% rispetto al +8% del primo trimestre)”.Il calo registrato a giugno 2022 si riflette inoltre nell’aumento del disavanzo commerciale, che a giugno 2022 è pari a 2,166 miliardi di euro, a fronte di un dato pari a 5,673 milioni di avanzo registrato a giugno 2021. La causa? Senza dubbio, l’aumento dei prezzi dell’energia: il deficit nel settore raggiunge infatti i 9,257 miliardi, aumentando nettamente rispetto a giugno 2021. “Il deficit energetico si amplia ulteriormente, per effetto dei forti rialzi dei valori medi unitari all’import di gas, greggio ed energia elettrica, e supera nei primi sei mesi dell’anno i 48 miliardi”, sottolinea l’Istat.

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