Nonostante il conflitto russo-ucraino Intesa Sanpaolo chiude il primo trimestre dell'anno con utile netto contabile a 1,024 miliardi

Nonostante il conflitto russo-ucraino Intesa Sanpaolo chiude il primo trimestre dell’anno con utile netto contabile a 1,024 miliardi. Escludendo 0,8 miliardi di rettifiche per l’effetto guerra dopo l’invasione di Mosca in Ucraina, l’utile del gruppo è pari a 1,67 miliardi, +10,2% rispetto a 1,516 miliardi del primo trimestre 2021.

Il risultato trimestrale “è pienamente in linea con l’obiettivo del 2022 di un utile netto superiore a 5 miliardi, escludendo le svalutazioni e gli accantonamenti per l’esposizione alla Russia e all’Ucraina”, è stata la sottolineatura del ceo Carlo Messina spiegando che è stato rivisto l’outlook per il 2022 su base prudente e conservativa.

L’amministratore delegato sullo scenario ha evidenziato che “Intesa Sanpaolo rimane ai vertici di settore nel 2022 per redditività: “stimiamo infatti di superare i 4 miliardi in assenza di ulteriori criticità relative all’approvvigionamento energetico e delle materie prime; in caso di ipotesi molto conservativa di copertura al 40% delle esposizioni nei confronti di Russia e Ucraina stimiamo un risultato netto ben superiore a 3 miliardi”.

“Nel primo trimestre abbiamo conseguito una solida performance operativa in un contesto sfidante – ha detto Messina – Grazie a un modello di business plan diversificato abbiamo conseguito un risultato netto di 1,7 miliardi, che è il miglior trimestre dal 2008 se si escludono gli accantonamenti per l’esposizione russo-ucraina”.

Il manager parla poi di dividendi,indicando “la forte creazione di valore e la distribuzione del valore” come “priorità” del gruppo. “Nel primo trimestre abbiamo già maturato 700 milioni di euro di dividendi. I proventi operativi netti e il risultato della gestione operativa sono in forte accelerazione rispetto al quarto trimestre dello scorso anno, crescendo rispettivamente del 7,8% e 46,0%”.

Il punto di riferimento per Ca’ de Sass, anche in un contesto così complesso, resta quindi il piano aziendale. “In questi primi mesi abbiamo dato pieno avvio alle principali iniziative industriali del Piano d’Impresa 2022-2025 – ha detto l’ad – un piano che proietta la nostra Banca nel prossimo decennio. Confermiamo l’obiettivo di 6,5 miliardi di risultato netto al 2025 e il 70% di dividend payout in ogni anno del Piano. Rimane inoltre confermata l’intenzione di remunerare gli azionisti attraverso l’operazione di buyback da 3,4 miliardi, soggetta all’approvazione della Bce”. A cui si dovrebbe aggiungere “un’eventuale ulteriore distribuzione da valutare anno per anno a partire dal 2023”.

Lo scenario macroeconomico fa dire al ceo che “l’aspettativa di tassi in rialzo, la capacità della banca di gestire i costi con forte attenzione e flessibilità, il massivo deleveraging realizzato – grazie al quale abbiamo raggiunto i livelli più bassi di sempre in termini di stock di crediti deteriorati e NPL ratio – rappresentano il volano per una ulteriore crescita, anche in un contesto di grande complessità come è quello di fronte a noi”.

Una situazione internazionale non facile che porta comunque l’ad a ribadire che “l’esposizione di Intesa Sanpaolo verso la Russia è limitata, rappresenta circa l’1% dei crediti alla clientela” ed “è già scesa di 200 milioni dall’ inizio del conflitto in Ucraina, un miliardo con gli accantonamenti del primo trimestre”.

I costi diminuiscono ulteriormente del 3,2% rispetto al primo trimestre dello scorso anno – dice – e il livello di cost/income raggiunto al 31 marzo -pari al 46,3% – ci colloca a livelli di vertice tra le maggiori banche europee. Le attività di avvio per la nuova banca digitale, Isybank procedono speditamente”.

Nella prima parte dell’anno Intesa Sp ha conseguito un ulteriore miglioramento della qualità dell’attivo grazie a una riduzione dei crediti deteriorati lordi di 4,8 miliardi rispetto a fine 2021: “un valore equivalente alle nostre esposizioni nei confronti di Russia e Ucraina. Abbiamo così portato l’incidenza dei crediti deteriorati lordi all’1,6% e dei netti allo 0,9% considerando la cessione avvenuta in aprile e le altre previste per quest’anno (già oggetto di accantonamenti nel quarto trimestre 2021) e applicando la metodologia EBA”.

Il Cet 1 ratio post dividendi maturati nel primo trimestre è risultato al 13,6% e fa dire a Messina che “la nostra struttura di capitale si conferma estremamente solida e ampiamente superiore ai requisiti regolamentari”.

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