Continua anche a luglio la corsa dei prezzi in Europa. Secondo i dati diffusi da Eurostat il tasso di inflazione annuale dell'area dell'euro si è attestato all'8,9%, in aumento rispetto all'8,6% di giugno.

Continua anche a luglio la corsa dei prezzi in Europa. Secondo i dati diffusi da Eurostat il tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro si è attestato all’8,9%, in aumento rispetto all’8,6% di giugno. L’anno prima il tasso era del 2,2%. L’inflazione annuale nei paesi Ue si è invece attestata al 9,8% a luglio, in aumento rispetto al 9,6% di giugno, mentre l’anno prima il tasso era del 2,5%.Nella classifica dei Paesi, in Francia, Malta (entrambi 6,8%) e Finlandia (8,0%) si sono registrati gli aumenti più contenuti mentre all’altro capo della graduatoria si collocano i paesi baltici con Estonia al 23,2%, Lettonia al 21,3% e Lituania (20,9%). L’Italia, con un aumento dell’8,4%, si colloca nella fascia bassa della classifica.Rispetto a giugno, l’inflazione annuale è diminuita in sei Stati membri, è rimasta stabile in tre ed è aumentata in diciotto. Per quanto riguarda invece l’andamento dei prezzi per fascia di prodotti il contributo più elevato al tasso di inflazione annuale è venuto, come PREVISTO, dall’energia (+4,02 punti percentuali), seguita da cibo, alcol e tabacco (+2,08%), servizi (+1,60%) e beni industriali non energetici (+1,16%).Un andamento che a giudizio di alcuni analisti contribuirà a tenere alta l’attenzione delle autorità monetarie sull’andamento dell’inflazione inducendo la Bce a non abbassare la guardia sul livello dei tassi. Spiega Federico Vetrella, Market Strategist di IG Italia. “Dopo i dati di oggi, che fanno registrare l’aumento più elevato dalla creazione della moneta unica nel 1999, la Banca Centrale Europea potrebbe considerare un nuovo aumento di 50 punti base nella prossima riunione di settembre. Infatti, dopo decenni di politica monetaria ultra-espansiva, ora la Bce sta cercando di riportare le pressioni inflazionistiche intorno al target del 2%”. Ma osserva: “Tuttavia, nel medio periodo la BCE potrebbe optare per un calmieramento dell’inflazione fino a livelli un po’ più elevati del 2% (intorno al 3%-4%) visto che la crescita dei prezzi è dovuta in gran parte all’aumento record delle quotazioni di petrolio e gas naturale a causa della guerra in Ucraina (inflazione da costi). La sua politica monetaria restrittiva sarà dunque meno efficace nel ridurre le spinte inflazionistiche e, proprio per questo, la massima autorità monetaria potrebbe tollerare livelli un po’ più alti del target iniziale”.

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