L'analisi dell'ufficio studi: "Senza l'intervento dell'esecutivo sarebbe sopra il 10%"

Le misure contro il rincaro prezzi introdotte dal governo Draghi nel 2022 ammontano a ben 52 miliardi. Senza tali aiuti del governo, l’inflazione sarebbe sopra il 10%. E’ quanto afferma l’ufficio studi della Cgia di Mestre, evidenziando che “la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette di luce e gas, la riduzione dell’Iva sul gas per usi civili, i crediti di imposta sulle bollette energetiche delle imprese, la riduzione delle accise sui carburanti, il bonus da 200 euro per i redditi fino a 35mila euro – osserva la Cgia – hanno solo in parte frenato il caro vita (+8% in un anno), ma comunque sono state determinanti per mantenere la spinta inflazionistica sotto la soglia del 10%”. Sottolineando che “certo, si poteva fare meglio e di più – rileva ancora la Cgia – tuttavia, in una fase di grave incertezza politica e con una guerra alle porte, il risultato ottenuto non va assolutamente disprezzato”. Secondo il report, “i 52 miliardi di spesa corrente, non andranno ad aumentare il deficit pubblico. Si tratta – viene spiegato – di una cifra importante, pari a 3 punti percentuali di Pil, che include anche i 17 miliardi di euro previsti dal decreto Aiuti bis approvato nelle settimane scorse. Assieme al boom delle presenze turistiche, alla forte ripresa degli investimenti, in particolar modo nel settore delle costruzioni, e al buon andamento delle esportazioni, le misure di contenimento dell’inflazione hanno garantito al Paese, almeno nella prima parte di quest’anno, un discreto risultato economico che pochi avevano previsto”.”Per poter affrontare con determinazione” le “criticità è auspicabile che dalle urne del prossimo 25 settembre esca una maggioranza ampia e solida in grado di esprimere un esecutivo autorevole che traghetti il Paese fuori da questo momento così complicato”prosegue la Cgia parlando della necessità di superare la fase delicata di questo momento e il difficile autunno che si prospetta. In vista del prossimo autunno “sono molte le nubi minacciose che si stanno addensando sul nostro Paese – osserva – tutti noi speriamo che alla fine non si scatenino lampi e tuoni, ma faccia capolino qualche raggio di sole che ci consenta di rasserenare questo momento così delicato. Tuttavia, le incognite che gravano sulla nostra economia sono molto allarmanti: il caro energia, l’esplosione dei prezzi, gli sviluppi della guerra in Ucraina e una possibile recrudescenza del Covid stanno turbando la serenità di famiglie e imprese”.Pesa sull’erario anche il mancato gettito delle imprese energetiche che hanno eluso il fisco. Si tratta di “oltre 3 miliardi di euro”, riferisce l’ufficio studi della Cgia, evidenziando tuttavia che “grazie alla crescita del Pil e agli effetti dell’inflazione, le entrate tributarie e contributive del Paese nei primi sei mesi di quest’anno sono cresciute di 39 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, un incremento “che poteva essere ancor più significativo se le grandi imprese energetiche non avessero adottato un comportamento elusivo”. 

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