Le denunce di infortuni "tradizionali" segnano un aumento pari al 20%", con un totale di 349.643 infortuni riconosciuti. Allo stesso modo, le denunce di esito mortale segnano una crescita del 10%, con 685 decessi accertati e 57 ancora in istruttoria

 Non accenna a mitigarsi il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Al contrario, nel 2021 sono oltre 300 mila gli infortuni certificati e più di 600 le morti accertate. A fare il bilancio dell’anno passato è l’Inail, nel rapporto annuale presentato questa mattina alla Camera dal suo presidente, Franco Bettoni, che avverte: “I dati aggiornati a giugno – che saranno presentati nei prossimi giorni – confermano il trend in crescita degli infortuni sul lavoro”. Nei primi cinque mesi dell’anno infatti le denunce presentate all’Inail sono state 323.806, il 47,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Di queste, 364 con esito mortale.

Le denunce di esito mortale segnano una crescita del 10%, con 685 decessi accertati e 57 ancora in istruttoria (Foto Alpozzi / LaPresse)

 In apparenza, nel 2021 le denunce di infortuni sul lavoro sono scese dell’1,4%: sono state 564.089 contro le 572.191 del 2020 e le denunce di incidenti con esito mortale sarebbero addirittura arrivate al -19%, passando da 1.684 a 1.316. Ma è sempre l’Inail a precisare che questo dato sconta il contrarsi dei contagi Covid, al netto dei quali la tendenza non sembra altrettanto positiva. Al contrario, le denunce di infortuni “tradizionali” segnano un aumento pari al 20%”, con un totale di 349.643 infortuni riconosciuti. Allo stesso modo, le denunce di esito mortale segnano una crescita del 10%, con 685 decessi accertati e 57 ancora in istruttoria. Numeri che parlano al Paese e indignano il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che li definisce “inaccettabili”, guardando con rammarico alla fase politica attuale a causa della quale “alcuni confronti avviati sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro non potranno avere sviluppo”, dice. Un altro dossier in stallo quindi, che tuttavia sembra particolarmente urgente: “il tema della sicurezza è connesso al modello di competizione che un Paese sceglie e il nostro non può permettersi di competere nel mondo semplicemente con una riduzione dei costi, in particolare con un riduzione del costo del lavoro”, sottolinea Orlando.

 Quello della sicurezza sul lavoro è quindi certamente tra i fronti caldi nazionali e mobilita sia istituzioni che parti sociali. “Questo costo da guerra civile di feriti e decessi sul lavoro non siamo disposti ad accettarlo”, tuona Pierpaolo Bombardieri, leader Uil, affermando che il sindacato intensificherà l’impegno nella campagna ‘Zero morti sul lavoro’, continuando a rivendicare prevenzione, formazione e un inasprimento delle pene. Tra le proposte, l’ipotesi di impedire alle aziende che violano le norme sulla sicurezza di partecipare ai bandi pubblici, facendole espellere dal novero delle associazioni datoriali. Accanto al tema sicurezza, c’è poi un altro capitolo centrale nelle dinamiche italiane: il lavoro sommerso. Su questo però l’Inail registra dati positivi: sempre nel 2021, dopo le indagini ispettive svolte su diverse società di food-delivery, sono stati regolarizzati 104.869 lavoratori – di cui 102.052 irregolari e 2.817 in nero – guadagnando un deciso incremento (+152%) rispetto al 2020. Inoltre, sono state accertate retribuzioni imponibili evase per circa cinque miliardi di euro e richiesti premi per oltre 89 milioni di euro.

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