Il paziente è un giovane di ritorno dalle Canarie. Accertamenti su altri casi sospetti

 

Il Mokeypox arriva in Italia

 
 La notizia è arrivata nel primo pomeriggio di giovedì, attraverso un comunicato dell’Ospedale Spallanzani di Roma: ‘È stato identificato allo Spallanzani il primo caso italiano di vaiolo delle scimmie (Monkeypox) – si legge nella nota – Si tratta di un giovane adulto, di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie, che si era presentato al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I. Il quadro clinico è risultato caratteristico e il Mokeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è attualmente ricoverata in isolamento, in discrete condizioni generali. Sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti. Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento. Al momento i tre casi osservati e gli altri casi verificatisi negli altri paesi europei e in Nord America non presentano segni clinici di gravità. La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva e i contatti con le lesioni o i liquidi biologici infetti’

 Poco dopo è l’Assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato a precisare: “E’ stata avviata l’indagine epidemiologica sul primo caso di vaiolo da scimmie in Italia. Sono stati messi a disposizione i nostri migliori professionisti, i cosiddetti cacciatori di virus, che stanno ricostruendo tutto l’albero dei contatti. Sono già stati isolati i primi contatti stretti con precise indicazioni e prescrizioni. Non sarà fornita a nessuno alcuna indicazione né di luoghi né nominativa, nel massimo rispetto della privacy, al fine di favorire la massima collaborazione. L’Istituto Spallanzani su questo ha una grandissima esperienza e avrà a disposizione la collaborazione di tutte le nostre aziende sanitarie locali”. Lo dichiara l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

Il virus in Europa a maggio 

 La UK Health Security Agency (UKHSA), l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno unito, ha annunciato il 18 maggio di aver rilevato 2 nuovi casi ‘monkey pox’ senza collegamenti noti con quelli precedenti registrati il 7, 14 e 16 maggio. Gli ultimi due si sono verificati a Londra e nel sud-est dell’Inghilterra facendo salire a 9 il numero totale dei contagi di vaiolo delle scimmie confermati sul territorio britannico dal 6 maggio.

Si tratta di un’infezione virale della stessa famiglia del vaiolo associata ai viaggi in Africa occidentale, che in genere si manifesta con una malattia simil-influenzale e gonfiore dei linfonodi, seguita da un’eruzione cutanea sul viso e sul corpo. In Africa, le persone sono state infettate dai morsi di roditori o piccoli animali e di solito non si diffonde facilmente tra le persone.

Le autorità sanitarie in Europa affermano che la maggior parte dei casi riguarda uomini gay, bisessuali o uomini che hanno rapporti con altri uomini sebbene non sia ancora chiaro se il sesso può essere un veicolo di contagio e i funzionari stiano esaminando la possibilità.

 L’Organizzazione mondiale della sanità segnala fra i veicoli di contagio fluidi corporei, lesioni sulla pelle o sulle superfici mucose interne, come nella bocca o nella gola, goccioline respiratorie e oggetti contaminati. Le autorità sanitarie del Regno Unito parlano anche di trasmissione attraverso uno stretto contatto con persone infette, i loro vestiti o le lenzuola. Lo UKHSA consiglia alle persone, in particolare a coloro che sono gay, bisessuali o MSM, di prestare attenzione a eventuali eruzioni cutanee o lesioni insolite su qualsiasi parte del loro corpo, in particolare genitali, e di contattare un servizio di salute sessuale se hanno preoccupazioni. Dal 1970 al 2021 sono stati 15 i Paesi, in 4 continenti, che hanno segnalato casi di ‘monkey pox’ confermati negli esseri umani. Di questi oltre il 90% in Africa occidentale e centrale ma sono ma sono stati riportati casi sporadici, e anche un’epidemia in Usa nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario.

Il vaiolo delle scimmie 

 Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è generalmente compreso tra i 6 e i 13 giorni ma può variare da 5 a 21 giorni. Lo stadio febbrile della malattia di solito dura da 1 a 3 giorni con sintomi che includono febbre, intenso mal di testa, linfoadenopatia (gonfiore dei linfonodi), mal di schiena, mialgia (dolore muscolare) e un’intensa astenia (mancanza di energia). La fase febbrile è seguita dalla fase di eruzione cutanea, che dura da 2 a 4 settimane. Le lesioni evolvono da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni dolorose e sode sollevate) a vescicole (riempite di liquido limpido) a pustole (riempite di pus), seguite da croste o croste. La percentuale di pazienti che muoiono è variata tra lo 0% e l’11% nei casi documentati ed è stata più alta tra i bambini piccoli.

 La maggior parte delle persone guarisce in poche settimane e il virus non si diffonde facilmente tra le persone. La maggior parte delle infezioni umane da vaiolo delle scimmie deriva da una trasmissione primaria da animale a uomo. “La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche – scrive l’Istituto Superiore di Sanità – possono venir somministrati degli antivirali quando necessario”. Per l’Iss “le raccomandazioni prevedono di restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. Come prevenzione, è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkeypox ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse”.

 L’Organizzazione mondiale della sanità segnala anche come le popolazioni siano diventate più suscettibili al vaiolo delle scimmie a seguito dell’interruzione della vaccinazione di routine contro il vaiolo, che in passato offriva una protezione incrociata. Il vaccino di prima generazione a base ha dimostrato di essere efficace all’85% nella prevenzione del vaiolo delle scimmie in passato. I membri della famiglia e della comunità, gli operatori sanitari e il personale di laboratorio che sono stati vaccinati contro il vaiolo durante l’infanzia potrebbero avere una protezione residua contro il vaiolo delle scimmie. In Italia la vaccinazione contro il vaiolo è stata abolita nel 1981.

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