Fibrillazioni in vista del vertice previsto per mercoledì pomeriggio. Salvini: premiership a chi avrà un voto in più

Le liste, i programmi e il nodo della premiership? “Se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo su questo, non avrebbe senso andare al governo insieme”. La presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, mette i paletti in vista del vertice di centrodestra in programma mercoledì pomeriggio alla Camera, a cui dovrebbe partecipare anche Silvio Berlusconi. “Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi”, dice al Tg5 la leader di FdI.

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La replica del leader della Lega Salvini: “Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l’onore e l’onere di indicare il premier”

E la replica del leader della Lega, Matteo Salvini, arriva a stretto giro di posta: “Lasciamo a sinistra litigi e divisioni: per quanto ci riguarda, siamo pronti a ragionare con gli alleati sul programma di governo partendo da tasse, lavoro, immigrazione e ambiente. Chi avrà un voto in più, avrà l’onore e l’onere di indicare il premier”. È come se Salvini giocasse a fare il poliziotto buono, mentre il presidente di FI è più attendista su questo fronte: conta prima vincere le elezioni e poi si troverà un modo sulla premiership, il ragionamento. Fra le idee che circolano c’è anche quella di una riunione dei parlamentari che indichi il nome del presidente del Consiglio. Così facendo, se Lega e FI si unissero in una sorta di unico gruppo in Parlamento, come si era pensato di fare nei mesi scorsi con azzurri e leghisti in ‘coordinamento’, Fratelli d’Italia rischierebbe di essere in minoranza.

Ma non c’è il nodo della premiership a surriscaldare gli animi all’interno del centrodestra, perché anche i collegi uninominali, nelle prime elezioni con il taglio dei parlamentari, rappresentano una gatta da pelare. Berlusconi e Salvini nella suddivisione vorrebbero tenere conto in particolar modo dei risultati delle ultime elezioni del 2018. Mentre il partito di Meloni punterebbe a basare la suddivisione soprattutto sui sondaggi che garantirebbero un 50% a FdI, FI e Lega vorrebbero abbassare la quota per una ripartizione più equilibrata. Sta di fatto Meloni non ci sta e, quindi, in vista di mercoledì lancia un avvertimento agli alleati. Lo fa nel giorno in cui il coordinatore azzurro, Antonio Tajani, non bada alle lusinghe che lo vorrebbero candidato premier ideale del Ppe: “Io non sono candidato a nulla, sto bene dove sto. Credo che adesso sia importante lavorare per presentare agli italiani un progetto per l’Italia del futuro”.

Mentre continuano gli addi a Forza Italia (il più clamoroso quello di Giusy Versace) Licia Ronzulli, braccio destro del Cavaliere, si dice ottimista sulla scelta di Mara Carfagna, ufficialmente in ‘pausa di riflessione’: “Sono sicura che Mara, un ministro molto apprezzato, prenderà la decisione giusta, quella di continuare a contribuire al nostro grande progetto”. La ministra per il Sud, che scioglierà la riserva a breve, va però verso l’uscita. Qualora dovesse lasciare, tra l’altro, Carfagna darebbe il la all’addio di diversi deputati del Sud ed amministratori locali. Insomma, la tensione resta alta.

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