Gli attacchi in Transnistria, così l’autoproclamata repubblica filorussa può allargare il perimetro del conflitto

La regione ha dichiarato l'indipendenza nel '91 e Mosca, pur non riconoscendone ufficialmente l'autonomia, la utilizza come cuscinetto militare

  Stato indipendente de facto ma mai riconosciuto dalle Nazioni Unite, la striscia di terra lunga e stretta in territorio moldavo non vede più combattimenti dalla fine del conflitto separatista nel 1992. Le esplosioni degli ultimi giorni hanno però sollevato preoccupazioni sul fatto che la guerra russa in Ucraina potrebbe estendersi anche lì, dove circa 1.500 soldati di Mosca sono già di stanza. Il Consiglio di sicurezza della Transnistria ha riferito che sono stati tre gli ‘incidenti’ nella regione nelle ultime 24 ore, a Tiraspol al ministero della Sicurezza di Stato lunedì, e martedì esplosioni che hanno messo fuori servizio due potenti antenne in un impianto radio che ritrasmetteva programmi radiofonici russi a Maiac e danni a un’unità militare nel villaggio di Parcani. Il leader dell’autoproclamata filorussa repubblica Repubblica Moldava di Pridniestrov, Vadim Krasnoselsky, ha deciso di imporre misure di sicurezza antiterrorismo portandole a ‘livello rosso’ per 15 giorni, inclusi la creazione di blocchi agli ingressi delle città e l’annullamento della parata per il Giorno della vittoria del 9 maggio.

 Le “tracce” degli attacchi “portano in Ucraina”, ha accusato Krasnoselsky, “presumo che coloro che hanno organizzato questo attacco abbiano l’obiettivo di trascinarci nel conflitto. E posso dire con sicurezza che non funzionerà”. L’attacco contro il ministero a Tiraspol secondo fonti ‘governative’ sarebbe stato effettuato da “tre persone giunte dall’Ucraina”, entrate vicino all’insediamento di Novovladimirovka, 8 km a nord di Tiraspol, eludendo un posto di blocco. Kiev, per parte sua, afferma di sostenere “fermamente l’integrità territoriale della Moldova entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti” e condanna gli sforzi di “trascinare la regione della Transnistria moldava nella guerra su vasta scala della Russia contro l’Ucraina”. Mentre per la presidente moldava Maia Sandu parla “i tentativi di escalation sono collegati con le forze all’interno della Transnistria, che sono favorevoli alla guerra e sono interessate a destabilizzare la situazione”, “condanniamo qualsiasi provocazione e tentativo di coinvolgere la Moldova in azioni che potrebbero mettere a repentaglio la pace nel Paese”.

 Tutti gli occhi sono puntati, oltre che sull’Ucraina, sulla striscia di terra che si estende per circa 400 chilometri tra il paese invaso e la sponda orientale del fiume Dnestr. Gli Usa, con il segretario alla Difesa Lloyd Austin, chiariscono di non volere “alcun effetto spillover” di estensione del conflitto, l’Ue segue gli sviluppi “con preoccupazione”, e così il Cremlino, che sta monitorando “da vicino”.

 La maggior parte della popolazione di 470.000 abitanti della regione separatista parla russo, sebbene i residenti si identifichino come moldavi, ucraini o russi. La Transnistria ha dichiarato l’indipendenza nel 1990 e sono scoppiati gli scontri. I combattimenti si sono intensificati nel marzo 1992 e sono durati fino al cessate il fuoco di luglio; si stima che più di 700 persone siano morte. Come parte dell’accordo di cessate il fuoco, un contingente di truppe russe è rimasto in qualità di “forza di pace”. Da allora, la regione ha insistito sul fatto che non fa parte della Moldova, che ha dichiarato l’indipendenza nel 1991 ed è costituzionalmente neutrale, e ha mantenuto molti usi e iconografie sovietici, incluso la falce e il martello nella bandiera. La Russia non riconosce la Transnistria come indipendente, a differenza di altre aree separatiste quali l’Ossezia meridionale, l’Abkhazia e le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk. L’interesse di Mosca, come ventilato dal generale russo Rustam Minnekayev, è prendere il pieno controllo dell’Ucraina meridionale, e una tale mossa aprirebbe un corridoio terrestre tra la Russia e la Transnistria, inclusi Donbass e Crimea.