Il micidiale mix psicologico pandemia, guerra e futuro incerto rende vulnerabili i più giovani e i più fragili

 Disagio, paure e sostanze stupefacenti sempre più forti e potenzialmente pericolose: una miscela che preoccupa chi lavora ogni giorno a contatto con chi cade vittima delle dipendenze. “Una serie di fattori rischiano di innescare insieme una tempesta perfetta”, sostiene Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento internazionale dipendenze della Asst Santi Paolo e Carlo di Milano. “Da una parte il momento storico, con una pandemia non ancora finita che ha cambiato profondamente le nostre vite, cui si aggiunge la situazione legata alla guerra in Ucraina – spiega – dall’altra il mercato delle droghe che cambia, in particolare quello delle sintetiche, sempre più potenti, a cui si somma il fattore ‘controcultura’ di una popolazione giovanile alla quale si prospetta un futuro peggiore del presente e del passato che hanno avuto i loro genitori”. “Quello che si nota, già adesso – prosegue Gatti – è che le dipendenze sono sempre più complesse e difficili da trattare”.

 Secondo l’Istituto superiore di sanità, le regole sul ‘rimanere in casa’ disposte nei mesi scorsi per prevenire i contagi, hanno determinato un sensibile calo dello spaccio degli stupefacenti su strada e aperto all’ipotesi che i consumatori di sostanze si rivolgessero sempre più al mercato del ‘dark web’, per procurarsi droghe classiche come la cocaina, l’hashish o l’eroina.
Inoltre, considerato che “il mercato delle nuove sostanze psicoattive, nato su internet, rimane appannaggio di tali ambiti – sostiene l’Iss – lo scenario, suffragato dai dati provenienti dalle forze dell’ordine, fa supporre che l’allarme per l’epidemia da Covid-19 abbia facilitato la crescita della domanda di droga attraverso il web o gli applicativi informatici”.

 Già da prima dell’epoca Covid, “ci troviamo in presenza di pazienti che hanno disturbi più pesanti e usano più sostanze – spiega Gatti -Spesso hanno problemi seri con l’uso di sostanze stimolanti, come la cocaina. Arrivano da noi con situazioni compromesse, non solo in rapporto alla dipendenza da sostanze, ma anche con disturbi psichici, più o meno gravi, che incidono pesantemente sulla vita di relazione, lavorativa o sulla capacità di studio. E’ una situazione che si è evoluta nel tempo e vediamo casi sempre più complicati”.

 Un consumo che, dati alla mano, non sembra aumentato, ma crea condizioni sempre più complesse di disagio anche nelle famiglie: “Al momento più che un aumento dell’uso di droghe registriamo una crescita dell’abuso di alcol, conflittualità familiare e violenze domestiche – dice Maurizio Pompili, professore ordinario di psichiatria alla Sapienza e Direttore Uoc di Psichiatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea – Inoltre, sebbene non sia aumentato il numero di suicidi, è aumentato il numero di comportamenti suicidiari, tentativi di suicidio e autolesionismo. Tutto ciò è spia di un disagio importante”.

 Rispetto a tutto questo, conclude Gatti, “bisogna essere meno passivi e avere la capacità di accompagnare i più fragili attraverso una ‘tempesta’ possibile, rispetto alla quale, la cosa peggiore sarebbe che chi avesse bisogno di aiuto non lo trovasse”.

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