A mettere nero su bianco i numeri sono Europol e Agenzia europea per la droga con le analisi aggiornate

Aumenta la produzione di droga in Europa, con mariujana e cocaina tra le sostanze più diffuse, aumentano anche i sequestri e per la prima volta, da consumatore l’Europa diventa terreno di produzione, seppur in collaborazione con gruppi criminali d’oltreoceano e in particolare del Messico. A mettere nero su bianco i numeri sono Europol e Agenzia europea per la droga (OEDT) con le analisi aggiornate su produzione e commercio di droga in Europa e focus su cocaina, metanfetamina e il rapporto fra organizzazioni criminali e traffico di stupefacenti.

L’Italia è il quarto paese europeo per sequestri di cocaina nella Ue con 13 tonnellate. Dietro a Belgio (70 tonnellate), Paesi Bassi (49), Spagna (37) ma davanti a Francia, Germania e Portogallo. Per il quarto anno consecutivo crescono i sequestri di coca nel vecchio Continente facendo registrare +6% per 214,6 tonnellate: è la seconda sostanza più diffusa fra gli europei fra i 15 e i 64 anni dietro alla marijuana, con 3,5 milioni di cittadini che dichiarano di averne fatto uso nell’ultimo anno e 14 milioni nella loro vita.
“Il commercio di droghe illegali continua a dominare la criminalità organizzata nell’Unione europea e quasi il 40% delle reti criminali operanti a livello internazionale”, commenta il direttore esecutivo di Europol, Catherine De BolleMa. Se ‘l’oro bianco’ vale un mercato da 10,5 miliardi di euro, il vero e proprio boom in termini relativi è quello delle metanfetamine e droghe sintetiche. Che in 10 anni – dal 2010 al 2020 – ha visto crescere i sequestri del 477% a 2,2 tonnellate, con operazioni di polizia raddoppiate da 3mila a 6.200.

Nella penisola, la crescita è stata di 13 volte nel corso della decade, seppur su numeri contenuti che la posizionano settima per confische: da 3 chilogrammi a 44. Ma il Bel Paese è consumatore e piattaforma logistica di distribuzione. Non produttore. Al contrario del resto dell’Unione, sopratutto est ed Europa centrale, che si sveglia dal biennio Covid con 215 laboratori di metanfetamine smantellati in 9 Paesi e con i produttori europei di droghe sintetiche non più artigianali o “da cucina” bensì “aumentati di dimensioni e sofisticatezza” che stanno collaborando con gruppi criminali messicani per sviluppare processi di produzione e sfruttare le infrastrutture esistenti in Europa. Lo dice Europol e lo dicono anche gli acquedotti: delle 58 città con dati sui residui di metanfetamine nelle acque reflue urbane per il 2020 e il 2021, circa la metà (27) ha segnalato un aumento.

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