A fare notizia è stata la candidatura blindatissima di Rita Dalla Chiesa - figlia del generale Carlo Alberto ucciso dalla mafia 3 settembre 1982- entrata nella squadra di Forza Italia

Sono state consegnate tutte le liste per le elezioni del 25 settembre: la scadenza erano le 20 di lunedì 22 agosto. E come da prassi le forze politiche hanno sfruttato l’ultimo minuto utile per il deposito, sfruttando tutto il tempo necessario per aggiustamenti e sostituzioni, non senza lasciare un lungo strascico di maldipancia e polemiche. Le porte delle corti d’Appello di tutta Italia si sono infatti chiuse alle 20 e a fare notizia è stata la candidatura blindatissima di Rita Dalla Chiesa – figlia del generale Carlo Alberto ucciso dalla mafia 3 settembre 1982- entrata nella squadra di Forza Italia. La nota conduttrice tv correrà infatti come capolista al proporzionale della Camera in Puglia, nel collegio Molfetta-Bari, e nell’uninomonale sempre a Montecitorio di Molfetta. “Un nome simbolo della lotta alla mafia e del servizio alle istituzioni, per le quali suo padre diede la vita”, commenta il leader azzurro, Silvio Berlusconi, compiaciuto di aver proposto “liste forti e competitive, privilegiando la qualità”. Per l’uomo di Arcore si tratta infatti “di nomi di alto profilo, donne e uomini che hanno dimostrato competenza e coerenza, onestà e tenacia nella vita, nel lavoro, nell’impegno sociale, culturale, civile. Affianchiamo a una squadra di parlamentari di grande esperienza molto volti nuovi espressione della società civile”.

E’ in casa azzurra che sono riversati i maggiori malcontenti, tra esclusi eccellenti e ‘catapultati’ in seggi non di ‘competenza’, ma che garantivano una sicura elezione. Fuori dalla corsa Renata Polverini, Simone Baldelli, Andrea Ruggieri (nipote di Bruno Vespa) e Giuseppe Moles, mentre quelli ritenuti in bilico come Sestino Giacomoni, Annagrazia Calabria e Deborah Bergamini sono riusciti a trovare una sistemazione, ma senza alcuna certezza di rielezione. Il tutto condito dalle polemiche per l’arrivo di Elisabetta Alberti Casellati nel collegio ‘blindato’ della Basilicata, sfilato a Moles, o i due uninominali del Molise consegnati a Claudio Lotito (Senato) e Lorenzo Cesa (Camera), che hanno fatto infuriare la segreteria regionale azzurre. Anche nel Partito democratico (che ha presentato le liste nella calda giornata di Ferragosto, non solo per le temperature), si contano i ‘silurati’ come Luca Lotti e Valeria Fedeli, mentre sono stati recuperati in fase di ritocco delle liste Stefano Ceccanti, Tommaso Nannicini, Monica Cirinnà e Alessia Morani. Oltre allo spostamento di Enzo Amendola, sottosegretario del governo di Mario Draghi, che alla fine è stato dirottato nel seggio più sicuro, uninominale, della Basilicata. Scossone anche nel Terzo polo, che vede consumarsi lo strappo di Federico Pizzarotti. “La mia partecipazione alle elezioni politiche del 25 settembre finisce qui, cioè non inizia – annuncia in un lungo post sui social -. Non sarò candidato, non ci sono stati spazi seri nel progetto del Terzo Polo per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva. La scelta conservativa e poco coraggiosa è stata quella di salvare l’attuale dirigenza senza aprirsi a rappresentanti dei territori e di persone che potessero far crescere questo nuovo soggetto”, la bordata.

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