A quasi due terzi dei cittadini (64,6%) è capitato di essere bersaglio di email ingannevoli il cui intento era estorcere informazioni personali sensibili

Il 61,6% degli italiani è preoccupato per la sicurezza informatica e adotta sui propri device precauzioni per difendersi, ma restano sempre 4 italiani su 10 che non se ne preoccupano affatto. Anche se a quasi due terzi dei cittadini (64,6%) è capitato di essere bersaglio di email ingannevoli il cui intento era estorcere informazioni personali sensibili, e quasi la metà (44,9%) ha avuto il proprio pc/laptop infettato da un virus. Sono alcuni dei numeri forniti dal primo rapporto Censis-Deepcyber sul valore della Cybersecurity presentati presso la sala Zuccari del Senato. Numeri che fanno capire che, sebbene dall’agosto scorso il treno della sicurezza digitale sia partito grazie alla nascita dell’Agenzia cybersecurezza nazionale, molto debba ancora essere compiuto considerando che “il rischio zero non esiste”, specifica il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri con delega alla sicurezza, Franco Gabrielli.

“Il problema della cybersicurezza – spiega- non attiene alle vicende belliche, peraltro lo abbiamo detto che dal 24 febbraio nel nostro Paese non abbiamo registrato un significativo innalzamento di attacchi che purtroppo si verificano quotidianamente”. Dunque, “la vicenda bellica in Ucraina – aggiunge- non ha rappresentato alcun tipo di innalzamento degli attacchi. Questo non vuol dire che non ci saranno e che le nostre infrastrutture non potranno essere oggetto di attacchi”. Secondo Gabrielli, tuttavia, “senza consapevolezza del rischio è complicato mettere in atto misure che lo mitighino”. Altro passo fondamentale sarà dar corpo alla strategia nazionale di cybersicurezza di cui il premier Draghi è titolare e le cui linee guida Gabrielli annuncia arriveranno “a breve” e riguarderanno “gli anni 2022/26. Questo significa che il percorso è lungo e complicato, accidentato”.

Sicurezza cibernetica ed energia, due campi su cui l’Italia è chiamata nel dover “puntare su una sua autonomia strategica, due presupposti su cui difendere le nostre libertà“, spiega il presidente del Copasir Adolfo Urso, facendo riferimento alla crisi globale attuale che vede l’occidente opposto a “regimi autoritari” come Russia e Cina che “utilizzano tecnologia e globalizzazione come strumenti per piegare e sottomettere le democrazie occidentali”. Per questo Urso chiede un sacrificio: “Possiamo reggere la sfida, forti dei nostri valori come società aperta. Serve sempre trovare un equilibrio tra sicurezza e libertà, come successo durante la pandemia”. Parla invece di “sovranità digitale” il numero uno dell’agenzia cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni, per puntare su “un’autonomia strategica”, in quanto “negli ultimi 20 anni ci siamo serviti di tecnologie già preconfezionate da altri”.

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