Il presidente della Figc con quello della Lega B, obiettivo valorizzare le nuove leve

Evoluzione sì, rivoluzione no. Parola di Gabriele Gravina, che nonostante il flop degli azzurri e la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar rimane convinto che “azzerare tutto sarebbe un errore”. Il presidente della Figc torna sull’argomento ospitando nella sede di via Allegri il presidente della Lega B, Mauro Balata, che presenta i dati relativi all’impiego dei giovani italiani nella serie cadetta. Spinoso problema del calcio, quest’ultimo, che torna al centro della scena ogni volta che i big steccano. Da questo punto di vista, la Serie B si ritiene un esempio virtuoso.

Dai dati raccolti emerge che nelle ultime 5 partite disputate dalla nazionale under 21, sono scesi in campo 15 calciatori militanti in Serie B. Alcuni, come i tre azzurrini della Cremonese capolista- Carnesecchi, Okoli e Fagioli- hanno anche preso parte allo stage di gennaio con la Nazionale maggiore a Coverciano. Sempre in Serie B, la percentuale di minuti giocati da calciatori italiani under 21 convocabili è pari al 7,4%. Il dato aumenta a quasi il 20% se si considerano gli under 23 italiani. Ad avvalorare la tesi di una Serie B in prima linea nella valorizzazione dei giovani rientra anche il campionato Primavera 2, formato da squadre che hanno in media 33 giocatori di cui 30 italiani (circa il 90%), con l’eccellenza della Primavera del Brescia che ha tutti giocatori italiani.

Balata gongola: “La Serie B è il baluardo dell’italianità e dell’identità del calcio nazionale, è un valore anche in vista dei Mondiali 2026 ma bisogna rafforzare questa mission. Bisogna essere tutti uniti nel portare avanti questo tipo di ragionamento e tutelare questi giovani che sono molto spesso più bravi di molti stranieri che arrivano in questo campionato e che rubano il posto ai nostri ragazzi”, è il suo pensiero.

In questo momento il numero uno della Lega B, che è anche capo delegazione della Nazionale Under 21, è un fedele e prezioso alleato per Gravina: “Sento parlare ancora di rivoluzione. Permettetemi una precisazione: io parlerei di evoluzione. Non è pensabile che dall’11 luglio al 24 marzo, tutto il lavoro positivo fatto dalla federazione improvvisamente deve essere accantonato e gettato alle ortiche per ricominciare da zero”, dice il presidente federale. “C’è un errore di valutazione – aggiunge Gravina – perché mentre soffrivamo per l’eliminazione dal Mondiale, tutta la filiera azzurra dall’Under 16 all’Under 21 è riuscita a fare cose importanti a livello internazionale. C’è qualcosa che non torna se sbagliamo due rigori contro la Svizzera, se il giorno della partita decisiva a Roma l’allenatore è costretto a mandare a casa 10 calciatori per Covid e infortuni. Tutto questo può essere causa di azzeramento di una serie di attività che stiamo portando avanti? Sarei molto attento nell’azzerare quello che abbiamo fatto. Stiamo producendo dei talenti, li stiamo valorizzando, poi le opportunità per diventare campioni sfumano. Dobbiamo riflettere su questo, sul fatto che i giovani si perdono quando devono fare il salto di qualità”.

In questo contesto, la Lega A sembra un convitato di pietra: “Le regole per favorire i giovani calciatori nella Lega A già esistono, ma è ancora poco rispetto ad altre realtà a livello internazionale”, evidenzia il numero uno del calcio italiano, facendo notare che “in molte società di provincia della Serie A in campo ci sono solo stranieri e questo mi fa preoccupare”. “Leggo che la politica si interessa molto al calcio italiano, ma al di là delle pacche sulle spalle l’11 luglio (dopo la vittoria agli Europei, ndr) ci farebbe piacere qualche provvedimento coerente con lo sviluppo del calcio italiano”, rimarca Gravina, che chiama in causa il governo sottolineando che “la norma del decreto Crescita va calata nella realtà del mondo del calcio”. “Avvengono distonie nel nostro mondo che non possiamo più accettare. Spero -conclude- che ogni protagonista nel proprio ambito possa assumersi le proprie responsabilità”.

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