L'ex leader dell'oppoizione ha promesso maggiore assistenza finanziaria e una solida rete di sicurezza sociale

L’Australia svolta a sinistra. Il leader dell’opposizione, l’italo-australiano Anthony Albanese, ha guidato il Labour alla vittoria nelle elezioni tenutesi oggi e sarà il nuovo primo ministro. Il premier in carica Scott Morrison, che con la sua coalizione conservatrice era al potere dal 2013, ha ammesso la sconfitta e ha lasciato la guida del Partito liberale a conteggio ancora in corso, visto che martedì a Tokyo è in programma un summit con Usa, Giappone e India ed è dunque importante una “comprensione molto chiara sul governo di questo Paese”.

Mentre Morrison, che cercava un quarto mandato, si era auto-definito un “bulldozer”, Albanese ha promesso di essere un “costruttore”. “Voglio unire gli australiani. Voglio cercare il nostro scopo comune e promuovere l’unità e l’ottimismo, non la paura e la divisione”, ha detto il laburista nel discorso della vittoria. Parole che assumono un significato speciale visto che la pandemia ha perlopiù isolato gli australiani.

‘Albo’, questo il soprannome di Albanese, 59 anni, sarà il primo premier italo-australiano. Ha più volte evidenziato le sue origini: cresciuto in case popolari da una madre single, che contava su una pensione di invalidità, ha scoperto da adolescente che il padre non era morto ma era uno uomo sposato dal quale la donna era rimasta incinta viaggiando in Europa. Trent’anni dopo così l’ora leader laburista ha rintracciato Carlo Albanese ed è venuto in Italia per incontrarlo. “Fantastico. Un bel po’ di orgoglio Italia oggi in Australia con la vittoria del leader del Labor Anthony Albanese, prossimo Primo Ministro! Il primo di origini italiane”, ha commentato su Twitter il segretario del Pd, Enrico Letta.

Le elezioni erano considerate un referendum su Morrison, che se inizialmente aveva potuto puntare su una gestione perlopiù di successo della pandemia, con pochi casi nei primi due anni, ultimamente ha dovuto fare i conti con le critiche per una campagna vaccinale decollata e proseguita a rilento (che gli è valsa il soprannome di ‘SloMo’ anziché ‘ScoMo’) e con l’aumento di contagi e vittime (in totale sono morte circa 8mila persone su una popolazione di 26 milioni di abitanti, ma solo 2.239 di queste erano morte fra 2020 e 2021). Sulla scelta degli elettori, poi, ha gravato anche la guerra in Ucraina, che ha fatto aumentare il costo della vita e ha sollevato dubbi sulla rivendicazione dei conservatori di gestire meglio l’economia rispetto al Labour.

Quella che ha vinto con Albanese è una visione di Australia diversa: il Labour ha promesso maggiore assistenza finanziaria e una solida rete di sicurezza sociale mentre l’Australia è alle prese con l’inflazione più alta dal 2001 e l’aumento dei prezzi delle case. Il partito prevede anche di aumentare i salari minimi e, sul fronte della politica estera, ha proposto di istituire una scuola di difesa del Pacifico per addestrare gli eserciti vicini in risposta all’eventuale presenza militare cinese sulle Isole Salomone alle porte dell’Australia. Vuole inoltre affrontare il cambiamento climatico con una più ambiziosa riduzione del 43% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Ma oltre che contro il Labour Morrison ha dovuto fare una campagna elettorale contro i candidati indipendenti ‘teal’, che hanno dato filo da torcere al partito di governo nelle sue roccaforti: almeno 4 deputati liberali, compreso il vice leader del Partito Liberale Josh Frydenberg che era considerato il più probabile successore di Morrison, hanno perso seggi a causa di candidati indipendenti.

Non è ancora chiaro che tipo di esecutivo guiderà Albanese, probabilmente un governo di minoranza. Per formare un governo di maggioranza è necessario avere almeno 76 seggi sui 151 dai quali è composto la Camera dei rappresentanti, mentre secondo i primi conteggi il Labour ne otterrebbe 71, il Partito liberale 38, 7 andrebbero a deputati non allineati e 23 sono ancora ‘too close to call’. Ci vorrà del tempo però per arrivare al conteggio definitivo, visto che a causa della pandemia circa metà dei 17 milioni di elettori ha votato via posta e la commissione elettorale continuerà a ricevere voti per altre due settimane.

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