Mascherati rapporti di lavoro subordinato con prestazioni di servizio, senza pagare né iva né contributi

L’arresto di Luca Gallo, 52enne presidente della Reggina, rischia di creare nuovi grossi problemi finanziari alla società calcistica calabrese che milita nel campionato cadetto. Gallo è finito ai domiciliari con le accuse di autoriciclaggio e omesso versamento delle imposte, nell’ambito di un’operazione della guardia di finanza, coordinata dalla procura di Roma, che ha portato a sequestri per milioni di euro e decine di perquisizioni.

Secondo chi indaga, le società del gruppo facente capo a Gallo, che contano oltre 1.700 dipendenti, avrebbero ‘mascherato’ rapporti di lavoro subordinato con prestazioni di servizio, senza pagare né iva né contributi. Il denaro derivante dai mancati versamenti sarebbe stato canalizzato in società che avrebbero poi acquistato le quote della Reggina.

La guardia di finanza ha eseguito il provvedimento del giudice per le indagini preliminari, che comprende un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore pari a 11.437.340 di euro e delle quote sociali di 17 aziende.

Durante le indagini è stato ricostruito come Gallo “abbia ‘reinvestito’ ingenti somme di denaro – fa sapere la gdf – quantificate in circa 15 milioni di euro, per acquisire il controllo e, successivamente, gestire la società calcistica”.
Per assicurare la gestione delle aziende poste sotto sequestro e tuttora operative, e per tutelarne i lavoratori, il giudice ha nominato un amministratore giudiziario.

Sebbene l’inchiesta non coinvolga direttamente la società sportiva, potrebbe metterne a rischio il futuro: la tenuta finanziaria della Reggina, aveva infatti già mostrato segni preoccupanti mesi fa, con il mancato versamento dei contributi Inps e quote Irpef costati due punti di penalizzazione in classifica generale. Con l’arresto del presidente non si esclude un default del club amaranto.

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