Intervento di Berlusconi che 'chiama' Meloni e Salvini per un incontro chiarificatore sulla questione Sicilia

Tutti gli attori in campo giurano di volere un centrodestra unito alle prossime amministrative di Palermo, ma nessuno accetta condizioni diverse dalle proprie. Non c’è voce siciliana e nazionale che non si auspichi di arrivare ad un candidato unico e condiviso nella corsa a Palazzo delle Aquile, ma il prescelto dev’essere il proprio. Compatti, ci mancherebbe, perché come ha ribadito il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè, “in Sicilia quando il centrodestra ha corso unito non ha mai perso”. Ma anche qui solo alle condizioni politiche più favorevoli per la propria casacca. “Mi appello alle forze del centrodestra perché non procedano all’ufficializzazione di Cascio a Palermo per consentire una comune valutazione su Messina, Palermo e sulla presidenza della Regione”, ha tuonato di prima mattina Ignazio La Russa con una sorta di ultimatum a Lega e Forza Italia. “Dispiace per l’amico Ignazio, ma La Russa se ne deve fare una ragione, il candidato è Cascio”, gli ha risposto Miccichè davanti allo stato maggiore di Lega e Forza Italia.

L’impressione è che si sia ad un braccio di ferro fra seconde linee in attesa di un confronto definitivo fra i big dei partiti. Non a caso Miccichè ha ammesso alla presentazione del candidato Lega-Fi a sindaco di Palermo Francesco Cascio che solo un confronto al massimo livello potrebbe ricompattare la coalizione: “Capisco che Giorgia Meloni non accetti ciò che dice Miccichè, per questo sto lavorando per un incontro con Berlusconi per risolvere la questione Sicilia“. E il cavaliere non si è fatto pregare, anche perché sul tavolo non c’è solo la grana Sicilia. “Sono stato da più parti chiamato ad intervenire sulle candidature alle elezioni siciliane – ha detto in serata – Mi sembra che la cosa fondamentale sia essere uniti, perché uniti si vince, divisi si perde. Credo quindi che ci debba essere al più presto un incontro tra noi, Fratelli d’Italia, la Lega e le altre forze politiche del centrodestra per individuare e decidere delle candidature condivise”.
È finita così, con l’entrata in campo di Silvio Berlusconi per trovare la quadra nel centrodestra, la giornata di Francesco Cascio, l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana “cacciato in malo modo dalla politica sei anni fa” come lui stesso ha sottolineato e ritornato per guidare il centro destra al ritorno in municipio dopo dieci anni di Leoluca Orlando. Politicamente travolto da indagini giudiziarie che in dieci anni hanno portato a due assoluzioni nel merito, Cascio si è goduto il ritorno senza macchie in politica come la più dolce delle rivincite. “Ho aspettato dieci anni la sentenza di venerdì, ero sicuro di essere innocente, i reati erano prescritti da due anni, ma ho voluto il giudizio nel merito”.

Un punto chiarito subito, scandito in modo da non dare spazio ad interpretazioni. “Al momento c’è più di un candidato nella coalizione di centrodestra. Noi ci riproponiamo di raggiungere una sintesi più ampia possibile, ma già così siamo abbastanza competitivi, non abbiamo paura di fronteggiare la campagna elettorale – ha messo subito in chiaro Cascio – La mia candidatura non è in discussione. Il nostro primo obiettivo, a ogni modo, resta quello di riunire tutto il centrodestra”. Tradotto: io vado avanti, caso mai ne riparliamo al secondo turno. Accanto a Cascio nel ticket Lega-Fi c’è Alberto Samonà leghista indicato come vicesindaco dalle terrazze del più antico stabilimento balneare di Mondello nella prima vera giornata di primavera Cascio si è (ri)presentato ai palermitani. Ha lanciato “Ne avrò cura” lo slogan della sua campagna elettorale che per ora non ha simboli. Così per evitare di rendere la fuga in avanti uno strappo irricucibile.

Il medico che negli ultimi sei anni si è occupato di migranti dirigendo l’ambulatorio di Lampedusa e di Covid nell’hub della fiera di Palermo parte con il sostegno di Forza Italia, Lega, Noi con l’Italia e Coraggio Italia ma spera ancora di far salire a bordo FdI e Udc. Gli uomini in Sicilia di Giorgia Meloni e Lorenzo Cesa sostengono l’altro “gallo” nel pollaio del centrodestra, l’ex rettore Roberto Lagalla, dimissionario da assessore regionale proprio per candidarsi a sindaco. “Intorno a Lagalla, già da tempo in campagna elettorale, stanno crescendo entusiasmo e consenso, anche da parte di forze sociali ed economiche della città di Palermo – ha sottolineato Lorenzo Cesa – Ora emergono differenziazioni e cambiamenti di opinioni. Legittimi. Ma non ci si può chiedere di rinunciare alla candidatura di Roberto Lagalla che, a questo punto, subirebbe un’esclusione, non solo politicamente immotivata, ma anche incomprensibile per l’elettorato”.

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