Polemiche dopo le denunce di molestie al raduno di Rimini

Non si placano le polemiche sulle molestie registrate lo scorso weekend ai danni di giovani donne nel corso dell’adunata degli Alpini a Rimini. Mentre arrivano le prime denunce alla procura, come confermato dal movimento ‘Non una di meno’, l’indignazione scuote anche il mondo del web.

Dalla piattaforma di Change.org è stata infatti lanciata una petizione per chiedere di sospendere le adunate delle Alpini per due anni “in modo tale da dare un chiaro segnale che in quanto cittadini non siamo più disposti ad accettare un comportamento simile, svilente per le donne e per tutte le minoranze. Vogliamo che tutti si sentano liberi di occupare le città senza sentirsi minacciato e in pericolo”, scrive l’utente che l’ha lanciata.

Secondo la promotrice della petizione, che ha già superato le 13mila firme in poche ore, “è necessario che il Consiglio degli Alpini prenda dei seri provvedimenti, soprattutto in materia di rieducazione riguardo ai diritti umani: le scuse non sono più sufficienti”.

Sull’argomento è ritornato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. “Non può essere sottovalutato ciò che è stato denunciato a Rimini. Bisogna dire con molta chiarezza che non ci deve essere alcuna tolleranza, ci sarà un’indagine da parte delle autorità competenti”, ha ribadito il ministro al Gr1. “Credo – ha aggiunto – che il mondo degli alpini abbia gli anticorpi per respingere comportamenti di questo tipo”.

“Quanto è accaduto e viene riportato dalla cronaca è gravissimo e inaccettabile per le istituzioni. Inaccettabile in particolare per uomini che devono essere, e sono, a servizio dello Stato”, ha rimarcato anche la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, intervistata da Rainews24. “La subcultura della prevaricazione del maschile sul femminile – ha aggiunto – è terreno fertile per abusi e violenze e deve essere definitivamente rimossa dal nostro paese”.

Diverse le richieste di chiarimento anche da parte della politica, a partire dalla vice presidente dell’Emilia Romagna, Elly Schlein che rimarca come “non serva aspettare le denunce formali – che spesso non si fanno per paura, anche solo di non essere credute o prese sul serio – per intervenire sia a livello normativo che culturale”.

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