Mafie: calano scontri aperti tra clan, ma aumentano le infiltrazioni. La mappa del rapporto semestrale della Dia

La Direzione investigativa antimafia: massima attenzione al tentativo di mettere le mani sui fondi straordinari stanziati per pandemia e crisi

 Meno violenza, meno scontri tra clan sui territori, ma una “progressiva occupazione del mercato legale”: è la fotografia della criminalità organizzata scattata dalla Dia, direzione investigativa antimafia, nella relazione semestrale al Parlamento, riferita ai primi sei mesi del 2021, ancora caratterizzati dalla pandemia da covid. Periodo ‘ghiotto’ per le mafie che hanno tentato – e tentano – di allungare le proprie mani sui fondi messi a disposizione dal Governo per fronteggiare la crisi economica che ne è conseguita e per infiltrarsi nel settore della sanità, da sempre al centro degli interessi delle mafie. Le mafie “si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio”. È quest’ultimo infatti l’elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e “condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”.

 Estorsioni, usura e narcotraffico, soprattutto in combutta con i cartelli stranieri, continuano in ogni caso a rappresentare un “affare irrinunciabile” per le diverse compagini mafiose, sempre più tentacolari ed ‘espansive’, lontane dai territori nei quali hanno salde radici. Pur restando legate alle attività che storicamente hanno caratterizzato gli ‘affari’, le mafie mostrano un forte interesse per le “più moderne tecnologie e in particolare per tutti gli strumenti che permettono un rapido e invisibile passaggio di denaro”, come il ricorso a pagamenti “effettuati con criptovalute come i Bitcoin e più recentemente i Monero, che non consentono il tracciamento e sfuggono al monitoraggio bancario”. Nella relazione trova conferma il ruolo dei colletti bianchi che, attraverso collusione e corruzione, consentono alla criminalità organizzata di poter riciclare il denaro frutto di traffici illeciti.

 Per la costante necessità di avere a disposizione ingenti quantitativi di denaro. Così è attraverso la leva della corruzione che i sodalizi continuerebbero a consolidare una rete di relazioni utilitaristiche con la cosiddetta ‘area grigia’, “volte a infiltrare le amministrazioni locali per agevolare e pilotare l’aggiudicazione di gare e appalti pubblici per la realizzazione delle opere pubbliche”. Le organizzazioni criminali di tipo mafioso, rilevano gli investigatori, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti fanno “un ricorso sempre più residuale all’ uso della violenza con linee d’azione di silente penetrazione nel mondo imprenditoriale e produttivo e quindi di mimetizzazione nel tessuto economico e sociale”. La distribuzione di ‘posti di lavoro’ unita alla gestione di contratti e forniture permette infine di “fidelizzare” un significativo numero di persone, ingigantendone e in qualche modo rafforzando, il legame originato dal bisogno.