Eurovision: Diodato e Kalush Orchestra incantano Torino

Da Pavarotti alla Carrà: omaggio alla musica italiana. Ucraina in finale

Luci e colori sul palco, entusiasmo sugli spalti, un omaggio alla musica italiana a 360° – da Luciano Pavarotti a Raffaella Carrà passando per la disco dance degli anni ’90 – e due standing ovation del pubblico, una per Diodato, sulle note di ‘Fai Rumore’, l’altra per i Kalush Orchestra, la band ucraina data come favorita dai bookie che ha cantato ‘Stefania’ ed ha centrato l’accesso in finale. La prima semifinale dell’Eurovision Song Contest, di nuovo in Italia per la terza volta dopo le edizioni di Napoli e Roma grazie al trionfo dell’anno scorso dei Maneskin, ha incantato Torino, in uno show che ha alternato musica – si sono esibiti i primi 17 paesi europei – e spettacolo, con protagoniste le bellezze del nostro paese che hanno accompagnato le performance degli artisti.

Lo spettacolo si è aperto sulle note di ‘Nessun Dorma’ della Turandot di Giacomo Puccini, in omaggio a Luciano Pavarotti, a cui ha fatto seguito l’intro dell’ex concorrente di X Factor Sherol Dos Santos, che ha acceso il pubblico del Pala Alpitour e le luci della splendida scenografia, con il sole sullo sfondo e un palco posizionato sopra una piscina artificiale. Subito dopo i tre conduttori Mika, Alessandro Cattelan (entrambi in total black) e Laura Pausini, con un abito lungo fucsia, hanno dato ufficialmente il via al contest. “Ne ho visti di palazzetti pieni di persone, ma voi siete un oceano di cuori”, ha esordito la cantante di Faenza, prima del “Ciao Torino”, urlato in italiano dal padrone di casa Cattelan. Il drone ‘Leo’, ispirato alla figura di Leonardo da Vinci, ha mostrato le bellezze dell’Italia, da Grinzane Cavour a Ravenna, passando per Firenze, Procida e il Castello di Miramare. ‘Cartoline’ che hanno introdotto le esibizioni dei vari artisti in gara, in un contest serrato, senza grosse interruzioni, in cui la musica è stata protagonista assoluta, dalla prima canzone – la sfrenata ‘Sekret’ dell’albanese Ronela Hajati, bersagliata nei giorni scorsi dagli haters per il suo fisico – fino all’ultima, l’orecchiabile ‘Snap’ dell’armena Rosa Linn.

Tra i diciassette paesi che si sono esibiti in questa prima semifinale, i più attesi erano i Kalush Orchestra, dati per favoriti dai bookie. La band ucraina non ha tradito le attese, raccogliendo un lungo applauso e la standing ovation del pubblico del palazzetto, dove sono spuntate bandiere dell’Ucraina su un palco colorato di giallo e blu per l’occasione. “Troverò sempre la strada anche se tutte le strade sono distrutte”, recita una delle strofe di ‘Stefania’, la canzone dedicata alla madre che ha assunto un significato più profondo dopo l’inizio del conflitto.

La seconda parte dello show – prima del voto che ha portato in finale Ucraina, Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Moldavia e Olanda – è scivolata via veloce in un piacevole omaggio alla musica italiana. Da Raffaella Carrà, ricordata anche da Laura Pausini con ‘Fiesta’, fino al medley dedicato alla disco dance, con riferimenti al torinese Gigi D’Agostino, agli Eiffel 65 e a Robert Miles, eseguito al piano da Dardust e accompagnato da Benny Benassi e Sophie & The Giants, che hanno fatto ballare e saltare il pubblico del Pala Alpitour. Che, poco dopo, ha riservato un’ovazione a Diodato e alla sua ‘Fai Rumore’. L’artista vincitore di Sanremo 2020 a due anni di distanza ha raccolto con gli interessi quella standing ovation che non ha potuto ricevere all’Eurovision a causa della pandemia.

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