2 giugno, albergatori: “A Venezia prezzi stabili, a Firenze punte +14% ma balzo costi”

Un aumento dei prezzi delle camere è concentrato sulle fasce più alte degli alberghi

Dopo due anni di rinunce a causa del Covid i turisti per l’estate 2022 tornano nelle città d’arte italiane. A Firenze come a Venezia, dove c’è una ripresa del turismo. Ma oltre alle presenze vanno su anche i prezzi delle camere, fa notare Assoutenti: “In vista della stagione estiva, le tariffe di Alberghi, motel, pensioni rincarano del +14,1%”.

E nel capoluogo regionale toscano, da fine maggio, in occasione del del 2 giugno, i prezzi sono stati superiori rispetto allo stesso ponte del 2019, prima della pandemia.

“Si registra un aumento medio dei prezzi delle camere del 5%, che raggiunge punte del 14% nei 5 stelle. Ma i tassi di occupazione delle strutture alberghiere fiorentine da inizio aprile a tutto maggio sono stati ancora inferiori del 17% ai livelli del’analogo periodo del 2019, una percentuale anche maggiore per gli hotel 5 stelle. E le marginalità degli albergatori si riducono per il caro energia e materie prime”, spiega a LaPresse Stefano Rosselli, presidente sezione alberghi di Confindustria Firenze. In base ai dati disponibili fino a metà maggio – fa notare – “da inizio anno abbiamo naturalmente avuto un incremento esponenziale rispetto al 2020 e 2021 del Covid, ma anche rispetto al 2019 pre pandemia dall’ inizio di quest’anno, abbiamo osservato una forte ripresa della domanda già da aprile, cioè dai ponti di primavera”. Anche se – rimarca Rosselli – “è stata una ripresa un po’ altalenante e concentrata inizialmente prevalentemente sui fine settimana, con un turismo soprattutto interno e di paesi limitrofi e del nord Europeo. Poi durante la settimana l’occupazione scendeva”.

Situazione diversa dallo scorso mese di maggio: “Il tasso di occupazione si sta stabilizzando”, dice il presidente degli albergatori di Confindustria Firenze, anche se “non è ancora tornato al livello pre pandemia del 2019: siamo ancora sotto del 17% in base ai dati inizio aprile a tutto maggio”. “Patiscono di più i 5 stelle a tornare al pre Covid del 2019, rispetto ai 3-4 stelle, anche se il ricavo medio per camera vede un aumento rispetto al 2019, ma va sottolineato, a giustificare la salita del prezzo, che però l’occupazione delle strutture è inferiore”, risponde a LaPresse Rosselli.

Un aumento dei prezzi della camera concentrato sulle fasce più alte degli alberghi, che però assorbe anche la crescita dei costi energetici e delle materie. “Quei rincari non riusciamo a trasferirli sul prezzo finale e quindi purtroppo lo stiamo assorbendo noi – sottolinea il rappresentante della associazione confindustriale degli albergatori della città del Giglio – Quindi la domanda turistica è ripresa, ma il potere di acquisto è diminuito sensibilmente e non permette di incrementare le tariffe alberghiere quanto necessario per coprire caro energia e materie prime. Altrimenti, la gente non verrebbe in hotel. Abbiamo quindi marginalità ridotte rispetto al 2019”.

Spostandosi più a nord, a livello regionale, non solo sul versante città d’arte dunque ma anche mare e monti, Confesercenti Veneto parla di aumento dei prezzi nel settore alberghiero: +4,1% sul listino di ristorazione e hotel nelle città d’arte, +4,7% nelle Dolomiti.

Per la città d’arte simbolo in tutto il mondo, Venezia, parla invece di “prezzi stabili” l’Ava, Associazione veneziana albergatori, ma anche di “caro energia e materie prime che pesa per il 30% sui costi delle imprese alberghiere”.

“Dai 2 anni di pandemia Venezia è uscita solo a Pasqua scorsa con una forte domanda di camere da parte di italiani ed europei e ora iniziano anche ad arrivare gli extraeuropei”, sottolinea a LaPresse Claudio Scarpa, direttore dell’Ava. “Quelli che dormono negli hotel veneziani sono in 9 casi su 10 stranieri e di questi 9 un 20% è statunitense, con alti livelli di spesa. E gli americani tornano”. Sul fronte prezzi – aggiunge – “siamo tornati al 2019, ma nel complesso non registriamo aumenti sul pre Covid, anche se quel che ci preoccupa sono i rincari energetici e delle materie prime. Va ricordato però che Venezia prima dello scoppio del Covid nel novembre 2019 aveva già visto iniziare la crisi del turismo, a causa dell’alta marea”.

Sull’effetto Ucraina Scarpa risponde che “i turisti russi a Venezia sono solo il 2%, e i cinesi, ancora assenti come i russi, sono solo il 3%”. E da Pasqua sino a oggi abbiamo avuto un tasso di occupazione delle stanze molto alto, nei week end si arriva alla piena occupazione. E con un ponte come questo del 2 giugno, col bel tempo, Venezia come mestre si è riempita, con camere occupate al 95%”, conclude.

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